Mondiali calcio: Neuhold (teologo austriaco), “non è un problema se un calciatore manifesta la propria religiosità”. Prohaska, “football scuola di vita”

Il teologo etico sociale Leopold Neuhold ha espresso scetticismo riguardo al divieto imposto dalla Federazione calcistica mondiale (Fifa), di manifestare pubblicamente sentimenti religiosi da parte dei giocatori di calcio sui campi dei Mondiali che iniziano oggi in Russia. Secondo Neuhold “non è affatto un problema se un calciatore manifesta la propria religiosità”. Tuttavia, un giocatore non dovrebbe rendere funzionale la religione al calcio: dopotutto, riflette il teologo, il calcio non ha nulla a che fare direttamente con la religione, sebbene, a suo avviso, molto del calcio esprima un ritualismo tipico delle religioni. Neuhold ha spiegato in un’intervista per l’editore cooperativo dei giornali ecclesiali austriaci che il divieto è un problema “laddove si vogliano eliminare altri dei, altre religioni in nome del Dio Pallone”. Ma per il teologo il problema è la sempre maggiore commistione tra sport ed affari, con scandali annessi: “La bellezza e la gioia del calcio stanno soffrendo”. Anche Herbert Prohaska, noto campione di calcio austriaco di Austria Wien, Inter e Roma, ha ribadito in un’intervista al quotidiano della arcidiocesi viennese “Der Sonntag” che “il calcio è scuola di vita” e che la fede lo ha aiutato a superare momenti difficili, come quando da allenatore della nazionale austriaca vide la sua squadra umiliata per 9 a 0 dalla Spagna, e l’immagine di Gesù lasciato solo ed abbandonato da tutti gli ritornava in mente quando tutti lo evitavano: “Il calcio sarebbe molto meno divertente se si vincesse sempre, le sconfitte sono parte del calcio, quindi lo apprendi sempre, devi fare di più, devi fare meglio”.

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