Dicastero laici, famiglia e vita: “no” a doping, sì a “fair play”. Coinvolgere anche i media, la finanza e la politica

Oggi c’è sempre più bisogno di “fair play” nello sport, per far sì che il gioco sia “pulito”. È quanto si legge nel nuovo documento “Dare il meglio di sé”, elaborato dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e diffuso oggi. “Lo sport è fondato su un presupposto iniziale: la collaborazione e l’accordo sulle regole costitutive”, si ricorda nel testo: “Lo sport è l’opposto della guerra, che si scatena quando le persone credono che la cooperazione non sia più possibile e quando viene a mancare l’accordo sulle regole fondamentali”: “Gli atleti – si fa notare nel documento – onorano il fair play non solo quando rispettano formalmente le regole, ma anche quando osservano la giustizia in rispetto dei propri avversari così che ciascun contendente possa impegnarsi liberamente nel gioco. Una cosa è rispettare le regole del gioco per evitare di essere sanzionati dall’arbitro o squalificati per una violazione del regolamento. Altra cosa è essere attenti e rispettosi dell’avversario e della sua libertà indipendentemente da qualsivoglia ricaduta regolamentare”. “Fare questo comporta non usare strategia nascoste, come può essere il doping, o avvantaggiarsi scorrettamente sugli avversari”, il monito del dicastero della Santa Sede, in cui si precisa che fair play “significa giocare rispettando gli avversari, le tradizioni dello sport, le regole e i regolamenti, anche quando non siamo controllati o visti”. “Il problema del doping muove alla comprensione fondamentale dello sport”, il grido d’allarme del documento: “Sfortunatamente oggi è praticato sia da singoli atleti, che da squadre e anche dagli Stati”, la denuncia a proposito di una pratica che “non corrisponde ai valori di salute e di gioco leale” e “rappresenta un esempio chiarissimo di come la mentalità della ‘vittoria a tutti i costi’ abbia corrotto lo sport portandolo alla violazione delle sue regole costitutive”. “Il fair play è messo in crisi da frodi e doping meccanico”, l’analisi del contesto attuale: “Queste frodi possono essere messe in pratica dal singolo atleta, ma anche da un gruppo più ampio, con l’aiuto dei meccanici e sollecitato dai finanziatori o anche manipolato su larga scala”. “Per combattere il doping, fisico e meccanico e sostenere il far play nelle competizioni sportive – la proposta – non basta appellarsi alla morale individuale degli atleti. Il problema del doping non può essere imputato soltanto al singolo sportivo, per quanto sia da biasimare. È un problema più complesso. È responsabilità delle organizzazioni sportive creare regole certe e condizioni organizzative di base per sostenere e motivare gli sportivi nella loro responsabilità e ridurre qualsiasi tentazione di ricorrere al doping. In un mondo globalizzato come lo sport, servono sforzi internazionali concreti e coordinati. Altri soggetti che esercitano un’influenza significativa sullo sport, come i media, la finanza e la politica, dovrebbero essere coinvolti”. Anche gli spettatori, da parte loro, “devono tener presente quanto le loro continue aspettative di miglioramento delle performance e il desiderio di super-spettacolarizzazione degli eventi sportivi spingano gli attori dello sport a doparsi fisicamente o a fare un uso di doping meccanico”.

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