Dicastero laici, famiglia e vita: no a corruzione, scommesse sportive e “violenza sia verbale che fisica”

“Non meno del doping, la corruzione può portare lo sport alla rovina”, perché “sfrutta il senso di competizione dei giocatori e degli spettatori, che vengono deliberatamente truffati e ingannati”. Ne è convinto il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, che nella parte finale del documento “Dare il meglio di sé” fa notare che “la corruzione non riguarda soltanto un singolo evento sportivo, ma è una piaga che può diffondersi anche alle politiche sportive”. “Le scelte riguardanti il mondo sportivo sono ormai decise da attori esterni ad esso per interessi di carattere finanziario o politico”, la denuncia: “Ugualmente riprovevole è qualsiasi tipo di corruzione che riguarda le scommesse sportive”. “Se innumerevoli sportivi o appassionati sono ingannati soltanto perché pochi altri possano arricchirsi a dismisura, anche questo minaccia l’integrità dello sport”, si legge ancora nel documento: “Come per il doping, tutti i soggetti interessati allo sport devono avere questa consapevolezza, così come le organizzazioni sportive, le quali devono mettere in atto regole concrete e trasparenti per evitare che i valori dello sport vengano calpestati”. Non mancano le responsabilità assegnate a tifosi e spettatori: “Il pubblico durante le attività sportive e le gare guarda e tifa tutto insieme, come fosse un corpo unico. Questo sentimento condiviso, trasversale alle generazioni, al sesso, alle razze, alla fede religiosa, è una fonte fantastica di gioia e bellezza. I tifosi sono una comunità unita sia quando la loro squadra vince, sia quando perde. Sostengono i propri giocatori e rispettano sia i giocatori e i tifosi avversari che gli arbitri, con fair play reciproco. Ci sono momenti, manifestazioni, atteggiamenti che ci rendono consapevoli della gioia, della forza e del significato di uno sport armonioso e equilibrato”. Tuttavia, “il ruolo del pubblico nello sport può essere ambiguo”, la tesi del testo: “In alcuni casi, gli spettatori insultano i giocatori avversari, i loro tifosi e gli arbitri. Questo comportamento può degenerare nella violenza, sia verbale (con cori carichi di odio) che fisica”. “Gli scontri tra tifoserie rompono il fair play che dovrebbe regnare durante qualsiasi manifestazione sportiva”, il monito: “Un’eccessiva identificazione con un atleta o una squadra può alzare ulteriormente la tensione tra gruppi di differenti culture, nazionalità o religioni. Qualche volta un tifoso può anche utilizzare lo sport per aizzare al razzismo o a ideologie estremiste. Gli spettatori che non hanno rispetto per gli atleti a volte li attaccano anche fisicamente o continuano a insultarli e denigrarli. In casi di sport di base, questa mancanza di rispetto verso gli atleti a volte avviene anche da parte di spettatori appartenenti alla loro stessa tifoseria”. “Le squadre, le associazioni e le federazioni sportive, sia nelle scuole che nello sport professionistico e di vertice, hanno la responsabilità di assicurare che il comportamento degli spettatori rispetti la dignità di tutte le persone che partecipano o assistono a un evento sportivo”, l’invito.

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