25° visita Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi: mons. Ferraro (emerito Agrigento), “l’invito alla conversione rivolto ai mafiosi gli sgorgò dal cuore”

“Quell’invito alla conversione rivolto ai mafiosi, quel grido gli sgorgò dal cuore. Parlò con una voce calibrata e talmente forte da far sembrare che tutto fosse ben congegnato e, invece, proveniva dal profondo del cuore, frutto forse anche dell’emozione forte che aveva provato durante l’incontro con i genitori del giudice Livatino nel palazzo arcivescovile”. Così mons. Carmelo Ferraro, arcivescovo emerito di Agrigento, ricorda il monito gridato da Giovanni Paolo II al termine della messa che celebrò 25 anni fa nella Valle dei Templi. In un’intervista pubblicata da “Insieme”, mensile della diocesi di Ragusa, l’arcivescovo emerito spiega che la visita di Papa Wojtyła “arrivava in un momento e in un contesto tragico. C’era una vera e propria emergenza mafia”. “Si contarono in pochi anni oltre 150 morti ammazzati. Tra loro – prosegue – anche il giudice Rosario Livatino, il maresciallo Giuliano Guazzelli e il giudice Antonino Saetta che avrebbe dovuto presiedere il processo a Totò Riina e ai capi della mafia di allora. Il messaggio che si volle lanciare era che la mafia non poteva andare a processo”. “Quando il Papa arrivò ad Agrigento – continua mons. Ferraro – avevamo il cuore ferito anche dalle stragi che portarono alla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in quelli che furono due autentici atti di guerra. La realtà era veramente tragica”. “Il Papa aveva, come noi, il cuore ferito”, rammenta l’arcivescovo, aggiungendo che “dopo l’incontro con i giovani allo stadio, tornammo in vescovado e, prima della messa alla Valle dei Templi, favorii un incontro con i genitori del giudice Livatino e con i familiari del giudice Saetta, sperando che quell’incontro portasse loro un po’ di conforto”. Dopo quanto disse Giovanni Paolo II al termine della messa, “la mafia si vendicò con le bombe a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro e con l’uccisione di padre Pino Puglisi”. “Era forse il segno che il grido del Papa aveva fatto breccia”, rileva mons. Ferraro, convinto che “l’invito alla conversione dei cuori è sempre attuale”.

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