Camerun: don Mascia (missionario), “oltre 60mila rifugiati per il conflitto nel Paese”

“Si parla di 60mila rifugiati ma la cifra potrebbe essere di molto superiore. Tantissimi hanno cercato rifugio in diverse città della parte francese, presso parenti o amici”. Lo dice don Antonio Mascia, sacerdote Fidei donum della diocesi di Trivento, rientrato dal Camerun da pochi giorni, dove ha svolto il suo servizio, a proposito della situazione di conflitto nel Paese in un’intervista pubblicata sul sito della Caritas diocesana. Nella prefettura di Fontem, racconta il sacerdote, si sono chiusi negozi e uffici del Governo, si è cominciato a sparare “anche pesantemente intorno alle nostre abitazioni quasi ogni giorno”. Le celebrazioni liturgiche sono state sospese nella chiesa di Belleuh dal 18 marzo. “Per una pesante sparatoria tra secessionisti e soldati dell’esercito proprio intorno alle nostre abitazioni – racconta -, non abbiamo potuto celebrare né Giovedì né Venerdì Santo. Per tutte le celebrazioni, da allora, abbiamo potuto usare solo il vicino Centro Mariapoli, diventato intanto luogo di rifugio per un centinaio di persone tra anziani, bambini e donne”. Con l’arrivo dell’esercito “si diffonde anche la paura nella gente”, ricorda il sacerdote. “Bruciano abitazioni, saccheggiano case e negozi, torturano in modo atroce e uccidono i fautori dell’indipendenza di questa zona inglese. Per cui la prima reazione della gente è fuggire, abbandonando case e attività”. Sorte toccata anche alla gente delle parrocchie della diocesi di Mamfe, confinante con la Nigeria, che “è fuggita, già a fine dicembre, in Nigeria, dove attualmente vive in condizioni drammatiche”. Dalla diocesi di Trivento sono arrivati 13mila euro con i quali vengono assicurati ai rifugiati “cibo e vestiti, assistenza sanitaria con medicine, sistemazione nelle abitazioni dove sono rifugiati, e sistemazione delle loro case di origine”.

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