Giovani: frére Timothée (Taizé) ad assemblea Usg, “essenziale che si sentano liberi, non monopolizzati né pastoralmente, né emotivamente”

Accogliere, testimoniare, lasciare liberi i giovani. È l’indicazione rivolta da frére Timothée, della comunità di Taizé, ai partecipanti alla 90ª assemblea semestrale dell’Unione dei superiori generali (Usg) in corso da ieri ad Ariccia. Per il monaco, proprio l’ultimo atteggiamento – quello di lasciare liberi i giovani – è oggi forse la più grande sfida quando ci si confronta con loro. È infatti essenziale, ha rilevato, che i giovani “si sentano liberi, che non siano monopolizzati in alcun modo, né pastoralmente, né emotivamente”, lasciando loro uno “spazio libero per avanzare verso Dio”. Durante i lavori, dedicati ad una riflessione sui giovani anche in vista del prossimo Sinodo dei vescovi, è intervenuto anche il gesuita Giacomo Costa, segretario speciale del Sinodo. Costa ha illustrato il percorso fatto fino ad oggi nella preparazione e le tematiche di fondo dell’imminente “Instrumentum laboris”. Ha sviluppato in particolare le sue tre parti centrali: “I giovani e il contesto odierno, il discernimento vocazionale, la Chiesa nel solco della Evangelii gaudium”. “Essere giovani oggi nella cultura dello scarto, di fronte alle sfide antropologiche e culturali” del nostro tempo, ha osservato, “è una prospettiva di vita quanto mai aperta. Proprio in un contesto come questo i giovani oggi chiedono alla Chiesa di aiutarli a trovare una più ampia comprensione della ‘vocazione’, ben al di là delle vocazioni di speciale consacrazione”. Anche questo manifesta il desiderio di una Chiesa più autentica, più relazionale e meno istituzionale.

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