Giovani: all’assemblea Usg le testimonianze dalle “periferie” di Siria e Brasile

Non potevano mancare le testimonianze di giovani e di chi li affianca quotidianamente nelle periferie come contributo significativo ai lavori della 90ª assemblea semestrale dell’Unione dei superiori generali (Usg), in corso da ieri ad Ariccia sul tema dei giovani. Particolarmente sofferta l’esperienza condivisa dal fratello marista Georges Sabe sulla Siria di oggi. Parlare dei giovani oggi in Siria significa parlare di “tutto un Paese, tutto un futuro, tutta una realtà, tutta una speranza”, ha evidenziato. Fin dagli inizi del conflitto in corso non poche famiglie hanno preso la via dell’esilio. Sabe ha raccontato come i primi ad andarsene sono stati i giovani. Di fronte a tante famiglie divise, destrutturate, anziani abbandonati dai figli, non è difficile parlare di una vera e propria catastrofe umana e demografica. Anche di fronte all’avvento dello Stato islamico, ha osservato il marista, le urgenze fondamentali oggi sono quelle di ristabilire relazioni millenarie, difendere la vita in comune, rifiutare lo scontro delle culture, superare i pregiudizi, imparare a perdonare e a riconciliarsi, evitando che si vada radicando nella memoria comune cristiana del Medio Oriente una rappresentazione negativa dell’islam.
Un altro spaccato, non meno drammatico, è stato offerto dalle voci brasiliane di fra Diego Atalino de Melo e di Mariana Rogoski. Di fronte ai superiori generali, fra Diego, minore francescano, ha cercato di fornire un quadro sintetico relativo ad uno straordinario e coinvolgente lavoro sviluppato con la gioventù della provincia francescana dell’Immacolata Concezione in Brasile nel corso di questi ultimi cinque anni. Mariana, trentenne, con alle spalle una vita di complessi problemi personali e familiari, li ha potuti definitivamente superare inserendosi attivamente, dal 2015, nelle missioni francescane della gioventù nella città di Concórdia. Dopo il suo incontro con i francescani, la sua vita, ha detto, è diventata un’altra; come una “santa in jeans” (Giovanni Paolo II), vorrebbe realmente poter vivere e diffondere soprattutto tra i giovani la gioia del Vangelo.

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