Migranti: don Autuoro (Cei), “la santità è avere negli occhi la carne del fratello”

Le parole di Papa Francesco su una santità “fatta carne, che rende culto a Dio attraverso l’aiuto ai nostri fratelli” rappresentano “un nuovo invito a vivere il Vangelo ‘sine glossa’, senza alibi né omissioni”. Lo sottolinea don Michele Autuoro, direttore della Fondazione Missio, in un’intervista pubblicata sul sito della Campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare”. “Non si può intendere la santità a prescindere da un riconoscimento vivo della dignità di ogni essere umano, cioè anche quella dei migranti”, osserva don Autuoro evidenziando che “la santità gradita a Dio non è avere l’estasi, ma avere negli occhi la carne viva del fratello”. “Il vero culto – spiega – non sono i sacrifici, ma la misericordia e tra le opere di misericordia, insieme a tante altre situazioni, ci sono i nostri fratelli migranti”.
La Campagna Cei, che destina 30 milioni di euro dei fondi dell’8xmille a progetti nei Paesi di origine, di transito e di arrivo dei flussi migratori, ricorda il direttore di Missio, “riserva un’attenzione particolare alle categorie più vulnerabili che sono quelle dei bambini e delle donne, spesso vittime di tratta e di abusi”. “Pensando alle tante donne che vengono fatte oggetto dei trafficanti di esseri umani, il brano di Vangelo in cui Gesù dice di essere venuto per liberare i prigionieri – conclude – diventa pagina incarnata”.

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