Taranto: la Fondazione Cittadella della carità festeggia i 30 anni del padiglione “Ulivo”

“Vi devo confidare che da anni porto nel cuore nella mia vita, un impegno, un progetto, che non mi è stato finora possibile attuare. Con alcune leggi nazionali e regionali relative all’assistenza, non si sono risolti angustianti problemi. Intanto però tanti nostri più umili fratelli, che non hanno mezzi finanziari sufficienti o non hanno voce, rimangono nell’abbandono. Ecco allora il progetto finora inattuato che presento alla coscienza di tutti, proponendo la realizzazione della Cittadella della Carità, dove saranno accolti e assistiti quanti non riescono a trovare una porta aperta per lenire le proprie sventure”. Nell’autunno del 1983 monsignor Guglielmo Motolese, vescovo che ha attraversato i grandi cambiamenti del ‘900 italiano da protagonista, spiegava così in una lettera pastorale rivolta alla comunità ionica, la sua intenzione di far nascere la Cittadella della Carità. Un’opera per la cui realizzazione fu coinvolta tutta la città. E nel maggio del 1988 si inaugurò il primo padiglione della struttura, “L’Ulivo”, in cui già tre anni dopo erano ricoverati circa 60 anziani indigenti. “L’Ulivo” venne messo in piedi grazie al sostegno degli operai metalmeccanici che offrirono il loro salario sociale per la costruzione. In questi giorni Taranto ricorda il trentennale della nascita della prima ala della Cittadella. L’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, ha presieduto una Messa che è stata celebrata all’aperto, nell’area antistante l’ingresso dell’“Ulivo”. È stato proprio Santoro a prendere in carico la struttura nel 2014, dopo un periodo di crisi che aveva messo a rischio i posti di lavoro dei dipendenti. “Tutti devono fare il proprio dovere con la massima sollecitudine, perché il cammino comune porta frutto”, ha sollecitato ringraziando tutto il personale per l’impegno costante.

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