Economia e finanza: Santa Sede, con l'”off shore” si ricicla “denaro sporco” e si aggrava debito pubblico. No a “finanza creativa”

“Non è più possibile ignorare fenomeni quali il diffondersi nel mondo di sistemi bancari collaterali (Shadow banking system), i quali, benché comprendano al loro interno anche tipologie di intermediari la cui operatività non appare immediatamente critica, di fatto hanno determinato una perdita di controllo sul sistema da parte di varie autorità di vigilanza nazionali e quindi, di fatto, hanno favorito in modo sconsiderato l’uso della cosiddetta finanza creativa, nella quale il motivo principale dell’investimento di risorse finanziarie è soprattutto di carattere speculativo, se non predatorio, e non un servizio all’economia reale”. A denunciarlo è il nuovo documento della Santa Sede su economia e finanza, in cui si fa notare che l’esistenza di tali sistemi “ombra” sia stata “una delle principali concause che hanno favorito lo sviluppo e la diffusione globale della recente crisi economico-finanziaria, iniziatasi in Usa con quella dei mutui subprime nell’estate del 2007”. “Proprio di tale intento speculativo si nutre inoltre il mondo della finanza offshore, che, pur offrendo anche altri leciti servizi, mediante gli assai diffusi canali dell’elusione fiscale – quando non addirittura dell’evasione e del riciclaggio di denaro frutto di reati – costituisce un ulteriore impoverimento del normale sistema di produzione e distribuzione di beni e di servizi”, prosegue il documento definendo priva di ogni legittimazione tale pratica, “sia dal punto di vista dell’efficienza globale dello stesso sistema economico”, in quanto ha dato luogo “ad una vera e propria rete finanziaria, alternativa al sistema finanziario ufficiale”. “Oggi più della metà del commercio mondiale viene effettuato da grandi soggetti che abbattono il proprio carico fiscale spostando i ricavi da una sede all’altra, a seconda di quanto loro convenga, trasferendo i profitti nei paradisi fiscali e i costi nei Paesi ad elevata imposizione tributaria”, la denuncia, e tutto ciò “ha sottratto risorse decisive all’economia reale e contribuito a generare sistemi economici fondati sulla disuguaglianza”. Senza contare che quelle sedi offshore, in più occasioni, “sono divenute luoghi abituali per il riciclaggio di denaro ‘sporco’, vale a dire frutto di proventi illeciti: furti, frodi, corruzioni, associazioni a delinquere, mafia, bottini di guerra”. “È stato calcolato che basterebbe una minima tassa sulle transazioni compiute offshore per risolvere buona parte del problema della fame nel mondo: perché non intraprendere con coraggio la via di una simile iniziativa?”, la proposta provocatoria. Perfino il debito pubblico, spesso, è anche generato “da una malaccorta – quando non dolosa – gestione del sistema amministrativo pubblico”: “Tale debito, vale a dire l’insieme delle passività finanziarie che pesa sugli Stati, rappresenta oggi uno dei maggiori ostacoli al buon funzionamento ed alla crescita delle varie economie nazionali”.

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