Diocesi: mons. Lagnese (Ischia), “siamo chiamati ad aprirci all’altro, a chi non è dei nostri, ad aprire le porte, a costruire ponti”

“Siamo chiamati ad aprirci all’altro, a chi non è dei nostri, ad aprire le porte, a costruire ponti, in periodo in cui rischiamo di cedere alla paura più che alla speranza, e quando diamo spazio alla paura facciamo scelte non opportune e poco oculate”. È l’esortazione rivolta questa mattina dal vescovo di Ischia, mons. Pietro Lagnese, nel corso della celebrazione eucaristica per la patrona santa Restituta che ha presieduto in cattedrale. “Restituta – ha sottolineato – non è una dei nostri, non è un’ischitana, è una forestiera diremmo noi, giunta dalle coste settentrionali dell’Africa”. “Restituta – ha aggiunto il vescovo – è un dono, che proprio a partire dal suo nome, dobbiamo imparare a restituire”. E a proposito dell’aprirsi all’altro e al non cedere alla paura, mons. Lagnese ha rilevato che “su questo siamo chiamati ad esprimerci proprio noi ischitani, vivendo appieno il valore dell’accoglienza così come ci ha ricordato Papa Giovanni Paolo II nel 2002”. Il vescovo ha poi lanciato un monito verso chi, nel periodo estivo, rischia di non vivere per diversi mesi l’incontro con il Signore nell’Eucarestia: “Sulla nostra isola è iniziata la stagione turistica, tempo di intenso lavoro per tanti; e chissà per quanti nostri fratelli questo tempo – ha detto richiamando parole della martire Restituita – sarà anche tempo di abbandono del ‘Dominicum’, di abbandono dell’Eucarestia, non potendo partecipare al banchetto della vita”. “Noi – ha rilevato – quasi ci rassegniamo a tutto questo, ma capite che il martirio incomincia da qui, incomincia dalle piccole cose, semmai dallo svegliarsi ancor prima la domenica mattina per poter partecipare all’Eucarestia, ma non come semplice atto di devozione, ma perché abbiamo bisogno di questa vita, come ci insegna Restituta”. “Affidiamo oggi al Signore – ha concluso mons. Lagnese – tutte le persone che soffrono: in particolare quanti soffrono qui a Lacco e Casamicciola per il terremoto del 21 agosto scorso, ma anche per tutte le persone che soffrono a causa della malattia, della solitudine, o per una croce giunta nella propria famiglia”.

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