Camerun: il grido dei vescovi, “fermiamo le violenze mostruose” nelle regioni anglofone

Foto: Caritas internationalis

Nelle regioni anglofone del Camerun (Nord-Ovest e Sud-Ovest) sono in corso “violenze disumane, cieche, mostruose e una radicalizzazione delle posizioni che ci inquieta”: è il grido di allarme lanciato dalla Conferenza episcopale del Camerun, preoccupata per la “crisi socio-politica” nelle due regioni che parlano la lingua inglese (il 20% della popolazione, socialmente discriminata). Da ottobre 2016 si sono dichiarate indipendenti dal governo centrale del presidente Paul Biya. Da allora la crisi si è trasformata in un’escalation di scontri tra forze governative e movimento indipendentista, che ha causato almeno 150 vittime (tra cui 64 civili), 160.000 sfollati interni e circa 26.000 fuggiti in Nigeria. “Fermiamo tutte le forme di violenza e smettiamo di ucciderci – affermano i vescovi in una lettera firmata dal presidente mons. Samuel Kleda, arcivescovo di Douala  -: siamo tutti fratelli e sorelle, riprendiamo il cammino del dialogo, della riconciliazione, della giustizia e della pace”. I vescovi del Camerun chiedono “una mediazione per uscire dalla crisi e risparmiare il nostro Paese da una guerra civile inutile e senza fondamento”.  Anche i vescovi della Nigeria, invitando la popolazione alla tolleranza, temono che l’impatto dei rifugiati nelle zone di confine possa mettere a dura prova le comunità locali, già molto povere.

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