Camerun: Caritas, “arresti arbitrari, uccisioni, torture e violenze su donne e bambini” nelle regioni anglofone

Foto: Caritas internationalis

“Arresti arbitrari e uccisioni, torture sui sospetti separatisti, violenza contro bambini e stupri”: è quanto sta documentando la Caritas, unica agenzia umanitaria presente nelle regioni anglofone del Camerun dove da ottobre 2016 sono in corso scontri violenti tra le forze governative e i movimenti indipendentisti. Almeno 160.000 persone sono sfollate all’interno del Camerun e circa 26.000 hanno cercato riparo in Nigeria. Ai giornalisti non è permesso di entrare nell’area ma sono tanti i testimoni oculari costretti a fuggire dalle proprie case. “I soldati stanno bruciando i villaggi”, racconta Moilgan, un rifugiato della regione Sud-Ovest fuggito in Nigeria: “Le persone stanno vivendo nella foresta. Se cammini per strada puoi essere ucciso”. La Caritas di Mamfé, epicentro della crisi, riferisce che “ogni settimana ci sono case date alle fiamme, persone rapite o uccise. La paura si è sparsa in tutto il territorio”. Padre Kisito Balla Onana, direttore di Caritas Camerun, spiega che la situazione “sta peggiorando”, mentre frate Emmanual Bekomson di Caritas Calabar parla di “continui spari durante le ultime due settimane nelle zone di Mamfé, Limbe, Buea e Nsan Aragati”. “La situazione della sicurezza è incredibilmente precaria – racconta Hippolyte Sando, della Caritas – e la maggior parte delle persone invece di lavorare nei campi sono fuggiti dalle loro case per nascondersi nella foresta”. Solo la rete Caritas distribuisce acqua, cibo, forniture sanitarie e alloggio ma mancano risorse. Perciò chiedono fondi urgenti per aiutare 5.000 rifugiati in Nigeria nei prossimi due mesi.

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