Salute: don Colombo (Univ. Cattolica), “etica della cura tra domanda di salute e domanda di salvezza”

foto SIR/Marco Calvarese

“Usare la parola testamento in ordine alla persona e alla propria vita mi sembra un uso ingannevole del termine. Dal punto di vista del rapporto medico-paziente si potevano scegliere due termini diversi, e si è passati da dichiarazioni anticipate a disposizioni”, ma “un conto è dichiarare la propria volontà, un altro imporla attraverso un disposto legislativo che vincoli l’operato di qualcun altro”. Lo ha detto don Roberto Colombo, ordinario alla Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, commentando la recente legge 219/2017 sul consenso informato. Colombo è intervenuto questa mattina alla seconda giornata del XX convegno nazionale “Uno sguardo che cambia la realtà. La pastorale della salute tra visione e concretezza” in corso a Roma fino a domani per iniziativa dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei con l’Amci, l’Istituto auxologico italiano, l’Aris e l’Aipas. Soffermandosi sul ruolo della bioetica, il relatore la definisce “etica della salute e della cura del malato”. Nella prospettiva religiosa, spiega, “il luogo proprio dell’etica della cura si colloca entro la tensione costitutiva tra la domanda di salute e quella di salvezza. Tenere aperta questa dinamica antropologica” è “il compito primo della pastorale della salute nei confronti delle istanze etiche” affinché “non censuri la domanda di senso e di compimento che accompagna quella di vita e di salute” allargando “gli orizzonti della ragione pratica nella ricerca di un bene più grande”. Per questo occorre “sostenere il cammino di formazione della coscienza morale certa e retta nel malato, nei congiunti e nel personale sanitario, e che, in quest’ultimo, può esitare anche nella formulazione di una ‘obiezione di coscienza’”. Oggi, conclude, la “missione” della pastorale della salute è caratterizzata da “alcune potenti sfide antropologiche ed etiche e dalle iniziative sollecitate dal quadro normativo biogiuridico in evoluzione”.

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