Papa Francesco al Wcc: mons. Choromański (Santa Sede), “ecumenismo della sofferenza e del sangue, segno dei tempi che ci unisce nonostante le nostre differenze”

“L’ecumenismo della sofferenza, l’ecumenismo del sangue sono un segno dei tempi che ci unisce al di la delle nostre differenze”. È quanto ha sottolineato mons. Andrzej Choromański, del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani intervenendo questa mattina (al posto del card. Kurt Koch) alla conferenza di presentazione della visita di Papa Francesco al Consiglio ecumenico delle Chiese il prossimo 26 giugno, nella sede di Ginevra. “Si tratta – ha detto il rappresentante della Santa Sede – di una visita ecumenica, la cui occasione è data dal 70° anniversario della fondazione del Wcc. Il Santo Padre ha voluto associarsi personalmente a questo anniversario e per questo ha accettato di venire quest’anno e di partecipare al Comitato centrale per esprimere innanzitutto la riconoscenza per il contributo specifico che il Wcc per 70 anni ha dato al movimento ecumenico mondiale. È pertanto un pellegrinaggio di azione di grazia per il contributo che il Wcc ha dato alla causa della promozione dell’unità dei cristiani ed una azione di grazie per il rapporto che la Chiesa cattolica ha con il Wcc dal tempo del Concilio Vaticano II”. Mons. Choromański ha spiegato perché la Chiesa cattolica non fa parte del Wcc ed ha parlato della rappresentanza numerica e del ruolo che il vescovo di Roma svolge nella Chiesa cattolica. Pertanto non si prevede che sia possibile in un immediato futuro una sua partecipazione al Wcc anche se “non è questa la domanda in questo momento”. La cosa essenziale è piuttosto la “ricca collaborazione” che la Chiesa cattolica ha con il Wcc. È infatti membro dal 1965 di un “gruppo misto di lavoro” che lavora sui temi della pace (“come le Chiese possono contribuire alla pace soprattutto nei contesti più difficile di conflitto”) e sui migranti e rifugiati. Partecipa poi alla Commissione fede e Costituzione che si occupa delle questioni teologiche ed etiche che dividono le Chiese e alla Commissione missione ed evangelizzazione. “Il Santo Padre – ha quindi sottolineato il rappresentante della Santa Sede – investe molto nella causa dell’unità dei cristiani e ci dice spesso che dobbiamo soprattutto promuovere un ecumenismo del camminare insieme. E quando si cammina insieme, si prega insieme, gli uni con gli altri per l’unità ma anche si prega gli uni per gli altri. Certamente è importante il dialogo dottrinale e teologico necessario per risolvere i problemi che ci dividono ma il Papa invita, nel solco di un ecumenismo dell’azione, a fare insieme tutto ciò che possiamo fare insieme. Anche se non siamo visibilmente uniti ci sono molte cose che possiamo fare insieme a servizio dell’umanità”. E a proposito dell’ecumenismo del sangue, ha detto: “è l’ecumenismo del nostro tempo, che prende dentro la Chiesa dei cristiani perseguitati. Il Santo Padre ci ha detto che ci dobbiamo vergognare perché chi ci perseguita comprende talvolta meglio di noi cristiani ciò che è l’unità dei cristiani perché quando ci perseguitano, non ci chiedono se siamo luterani, metodisti o anglicani e cattolici, ma solo perché portiamo una Croce o abbiamo una Bibbia in mano”.

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