Dialogo interreligioso: card. Tauran, “in un mondo attanagliato da venti di guerra, i responsabili religiosi siano solidi ponti di dialogo, pace e armonia”

“In un mondo attanagliato da tanti conflitti e venti di guerra, la gente si aspetta che i responsabili religiosi siano solidi ponti di dialogo, mediatori creativi e interlocutori di pace e armonia, che coltivano e promuovono la cultura dell’incontro, abbracciando ogni persona e trattandola con umanità, e questo vale in modo speciale per i poveri e i vulnerabili della società”. È quanto afferma il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, rivolgendosi ai circa 200 partecipanti al convegno promosso oggi a Roma dal Dicastero vaticano in collaborazione con l’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo, su “Dharma e Logos. Dialogo e collaborazione in un’epoca complessa”. A leggere il discorso del cardinale (che non ha potuto partecipare per motivi di salute), è stato il segretario del dicastero vaticano, mons. Miguel Angel Ayuso Guixot. Ad ascoltarlo una platea “colorata” di monaci e rappresentanti buddisti, induisti, giainisti e sikh vestiti con i loro tradizionali abiti religiosi e monastici. A sostenere l’iniziativa ci sono, infatti, l’Unione induista italiana, l’Unione buddhista italiana, la Sikhi Sewa Society e l’Institute of Jainology di Londra. L’incontro si è aperto con l’accensione tradizionale della lampada, come segno di amicizia e fraternità.

“Sono fermamente convinto – scrive il cardinale – che in questa epoca complessa dei nostri tempi in cui dobbiamo affrontare tante sfide, dobbiamo favorire questo genere di impegno con un atteggiamento di apertura e amore, in modo da superare pregiudizi e chiusure, che fanno parte di una ‘cultura dello scontro’ per cedere il passo a una ‘cultura dell’incontro’, che ci educa alla comprensione della ricca eredità di ogni altra persona, motivandoci a lavorare per l’unità della famiglia umana nel suo insieme”. Ricordando quanto papa Francesco ha detto recentemente a Loppiano, riguardo all’impegno a realizzare una “civiltà globale dell’alleanza”, il cardinale sottolinea che “l’invito a costruire una cultura dell’incontro per sostenere la dignità di tutti è una chiamata rivolta a tutti e non solo ad alcuni”. Poi rivolgendosi in particolare ai docenti presenti in auditorium, rimarca che se nel passato “essere diversi non era un problema”, “oggi invece può esserlo. È una sfida, davvero una grossa sfida”, commenta Tauran. “In quanto docenti, sia nelle scuole statali sia nelle private, avete la tremenda responsabilità di coltivare nei vostri allievi, con la vostra gentilezza e tenerezza, e senza arrecare pregiudizio alle credenze, pratiche e sfondi culturali personali, uno spirito di apertura e rispetto per l’altro. Ciò vale specialmente verso quelli che sono diversi o estranei o in qualche modo sono considerati un ostacolo alle proprie convinzione e pratiche”. E conclude: esperienze di incontro e dialogo, come quelle promosse oggi dal Pontificio Consiglio e dalla Cei, “fanno crescere la consapevolezza e la comprensione tra le persone per costruire una società più umana, giusta e inclusiva”.

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