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Cor Orans: i criteri di “opportunità” per la fondazione di un nuovo monastero

foto SIR/Marco Calvarese

“L’opportunità della fondazione di un monastero di monache deve essere prudentemente considerata”. È quanto si legge in “Cor Orans”, l’Istruzione applicativa della costituzione apostolica “Vultum quaerere” di Papa Francesco sulla vita contemplativa femminile, emanata dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, in cui si ricorda che “la fondazione da parte di un singolo monastero deve essere espressione della maturità della comunità di un monastero autonomo vivo e vitale, che viene a generare una nuova comunità capace di essere, a sua volta, testimone del primato di Dio, secondo lo spirito e l’indole dell’Istituto di appartenenza”. Soprattutto “se la fondazione avviene ad opera di un solo monastero”, si legge nel documento diffuso oggi, occorre fare attenzione che “non si indebolisca troppo la comunità fondatrice, valutando attentamente la scelta del luogo, perché tale scelta comporta una diversa e particolare forma di preparazione della fondazione e dei membri della futura comunità”. Nella scelta del Paese in cui si intende fare la fondazione si deve considerare, inoltre, “se la vita monastica è già presente, si deve acquisire ogni informazione necessaria ed utile, soprattutto sulla presenza e vitalità della Chiesa cattolica, sulle vocazioni alla vita consacrata, sul senso religioso nella popolazione e sulla possibilità di future vocazioni per la nuova fondazione”. Nella scelta del luogo della fondazione, “si devono assicurare le condizioni necessarie per garantire alle monache la possibilità di un degno sostentamento, di condurre regolarmente la vita contemplativa nel monastero e di favorire le relazioni tra i monasteri”. “Particolare attenzione” si deve prestare, inoltre, “alle esigenze della vita sacramentale e spirituale del nuovo monastero, perché la carenza di clero in alcune Chiese particolari non permette sempre di individuare un presbitero che abbia competenza e sensibilità spirituale per accompagnare la comunità di un monastero di monache”. Nei monasteri, si sottolinea nell’Istruzione, “l’aspetto della separazione dal mondo deve essere particolarmente previsto e curato, attesa la testimonianza pubblica che le monache sono tenute a rendere a Cristo e alla Chiesa nella vita contemplativa, secondo l’indole e le finalità dell’Istituto di appartenenza, nella disciplina della clausura”. Poi l’elenco dei “requisiti” necessari per l’erezione di un monastero “sui juris”: “Una comunità che abbia dato buona testimonianza di vita fraterna in comune con la necessaria vitalità nel vivere e trasmettere il carisma, composta da almeno otto monache di voti solenni, purché la maggior parte non sia di età avanzata; oltre al numero si richiedono particolari capacità in alcune monache della comunità, che devono essere in grado di assumere: come superiora, il servizio dell’autorità; come formatrice, la formazione iniziale delle candidate; come economa, l’amministrazione dei beni del monastero; locali adatti allo stile di vita della comunità, per garantire alle monache la possibilità di condurre regolarmente la vita contemplativa secondo l’indole e lo spirito proprio dell’Istituto di appartenenza; condizioni economiche tali da garantire alla comunità di provvedere da se stessa alle necessità della vita quotidiana”. Spetta alla Santa Sede “il giudizio ultimo di valutazione” sulla presenza di tali requisiti.

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