Libano: card. Sandri, “continuare a tenere accesa la speranza”

“I fatti che vediamo intorno a noi, specie nel tanto provato Medio Oriente, mettono a dura prova la nostra capacità di essere ‘popolo della speranza’: guerre, prevaricazioni, divisioni, strategie ed alleanze di cui fanno le spese sempre i piccoli e i poveri. Ma anche dentro l’esperienza ecclesiale possiamo talora trovarci a vivere delle pagine di maggiore fatica o di controtestimonianza dei valori evangelici”. Lo ha detto il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nella messa celebrata ieri presso il Santuario di Saint Charbel ad Annaya, in Libano, dove si trova per una visita pastorale. Durante l’omelia il prefetto, citando Paolo VI che canonizzò san Charbel il 9 ottobre 1977, ha ricordato il Libano come “luogo di incontro fra Oriente e Occidente, patria di diverse popolazioni”. “Dal 1977, anno ove risuonarono queste parole – ha detto il card. Sandri – sono passati più di 40 anni: quanti altri solchi e ombre si sono ammassati su questa terra, e quante fatiche o pericolo incombenti possono addensarsi oggi su di essa o nelle Nazioni limitrofe, ma se siamo qui a celebrare questa sera è perché vogliamo continuare a tenere accesa la speranza in noi e nei cuori di tanti uomini e donne di buona volontà. Domandiamoci questa sera se ci sentiamo popolo della speranza, rinnovando la certezza che Dio tiene in mano le sorti dei popoli e chi continua a confidare in Lui come i Santi di questa terra sarà sempre capace di rinnovare la terra e renderla stabile e sempre accogliente”. Dal prefetto è giunto anche un appello per “la preziosa realtà delle scuole cristiane”, affinché “pur nel dovuto rispetto dei diritti di quelli che vi operano, possano continuare con le risorse necessarie garantite dalla comunità nazionale ad esercitare quell’insostituibile ruolo educativo moderato e di promozione umana che nei fatti ha reso possibile la sopravvivenza del Libano come Paese Messaggio”. Non è mancato, infine, un riferimento al prossimo Sinodo dei vescovi sui giovani. Il card. Sandri ha indicato la santità come la “vera via rivoluzionaria che trasforma dal di dentro la Chiesa e il mondo intero”, proprio come ha fatto san Charbel.

Il prefetto è giunto a Beirut il 10 maggio: ha già avuto modo di contattare telefonicamente mons. Joseph Spiteri, nuovo nunzio in Libano, e d’incontrare il patriarca maronita, il card. Mar Bechara Boutros Rai. La mattinata di ieri è stata dedicata al saluto di alcuni ambasciatori accreditati in Libano, con i quali si è parlato della presenza cristiana nella regione medio-orientale, e del patriarca armeno cattolico Gregorio Pietro XX Ghabroyan. Il card. Sandri ha visitato inoltre due monasteri di clausura Carmelitani: quello della Theotokos ad Harissa (visitato da San Giovanni Paolo II proprio nella stessa data del 1997 e da Papa Benedetto XVI come atto finale della sua visita in Libano nel settembre 2012, ultimo suo viaggio internazionale prima della rinuncia), e quello della Theotokos e Saint Joseph ad Kfarmasshoun. Il prefetto ha affidato alle monache il compito di “pregare incessantemente”, come chiesto da Papa Francesco, in preparazione e durante lo svolgimento dell’incontro convocato a Bari dal Papa il 7 luglio sulla situazione del Medio Oriente.

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