Salute mentale: don Colmegna (Casa della carità), “legge Basaglia ha rimesso persona al centro, ma servono investimenti su territorio per non lasciare sole famiglie”

L’approvazione della Legge 180 “è stata la vittoria di una battaglia culturale, perché finalmente al centro della cura venivano messi i diritti e la dignità della persona, e non più la malattia. A 40 anni di distanza, molto è stato fatto per l’inclusione delle persone con disagio psichico, ma molto resta ancora da fare, affinché la riforma voluta da Basaglia si possa dire pienamente realizzata. Gli investimenti, per esempio, sono ancora troppo concentrati sull’ospedalizzazione e sulla residenzialità, mentre andrebbero indirizzati verso il cosiddetto budget di cura, per realizzare percorsi individualizzati di riabilitazione e inclusione sociale che tengano conto delle dimensioni dell’abitare autonomo, del lavoro, della relazione”. Ad affermarlo è don Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità, ricordando i 40 anni dell’approvazione della Legge che ricorrono il 13 maggio.
“Abbattere i muri dei manicomi – spiega – ha significato superare quei contenitori di abbandono, dove venivano chiuse e poi dimenticate le persone e le loro storie, dove la sofferenza era separata dalle relazioni vitali. Ma a fronte della chiusura delle grandi strutture di ricovero, resta incompiuta la capillare diffusione sul territorio dei servizi di prossimità, che avrebbero bisogno di maggiori investimenti”. Pertanto “serve aumentare le risorse economiche e le risorse umane, per venire incontro alle esigenze dei malati, ancora marginalizzati a causa dello stigma verso la sofferenza psichica, e ai bisogni delle famiglie, lasciate sole ad affrontare il disagio”. Per il sacerdote, realizzare la vera deistituzionalizzazione voluta da Basaglia “significa che la comunità non delega la sofferenza di un suo membro ad altri, ma se ne fa carico, attivando le risorse della persona, le sue relazioni affettive e parentali e le energie della comunità stessa. Deistituzionalizzazione che per noi di Casa della carità resta il tracciato da seguire per affrontare anche i temi della povertà, dell’ emarginazione, dell’accoglienza dei migranti, e per realizzare tutte le nostre attività”.

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