Migrazioni: mons. Perego (Ferrara-Comacchio), “un segno dei tempi non solo da leggere ma da scrutare”

“Le migrazioni sono un segno dei tempi non solo da leggere ma da scrutare, bisogna andare a fondo”. Lo ha affermato questa mattina mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e già direttore generale di Fondazione Migrantes, nel suo intervento alle presentazione di “Impronte e scie. 50 anni di Migrantes e migranti” (Tau Editrice). Ricordando “la presenza in Italia di 198 nazionalità diverse e 5 milioni di migranti nelle nostre comunità e città”, mons. Perego ha richiamato le “quattro passioni di Migrantes”. “La prima – ha spiegato – è quella per la conoscenza dei migranti”. Per questo, “l’impegno di Migrantes perché l’azione pastorale della Chiesa fosse aggiornata sulle migrazioni e sulla mobilità umana”. Ciò è stato possibile anche con il “favorire la nascita di strumenti come il Dossier e il Rapporto immigrazione”. Ma oltre allo studio del fenomeno sociale, non è mancato “una ricerca di studio e un contributo importante per quanto riguarda le leggi” da quella Foschi, alla Bossi-Fini, “con proposte e critiche rispetto ad alcuni passaggi”. C’è poi “la passione per l’accoglienza”. “Migrantes – ha rilevato Perego – ha aiutato la Chiesa ad avere un volto accogliente”, aiutandola ad essere “una Chiesa in cammino per una santità ospitale”. Oggi, “5 su 10 nelle comunità cristiane coniugano immigrazione e paura”. Anche da qui la necessità di “educare le comunità sul tema dell’incontro e di costruire un percorso di attenzione all’altro come a te stesso”. L’arcivescovo ha poi parlato della terza passione, quella “per l’accompagnamento”. Che significa “accompagnare e prendere per mano chi è in cammino, educando la comunità a non lasciare nessuno fuori dalla porta delle Chiese”. L’accompagnamento – ha aggiunto – “chiede alla Chiesa di stare in città, anche in periferia” e implica l’impegno per “salvaguardare la tutela della dignità della persona, della famiglia”. Questa è la quarta passione, quella “per la dignità dell’uomo”. Da qui, per esempio, l’impegno per i ricongiungimenti famigliari, aspetto per il quale “l’Italia è al penultimo posto per i tempi, visto che ci vogliono 8 anni”.

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