Colombia: presidente Santos, “processo di pace albero con radici forti e blindato giuridicamente. Chiesa fondamentale e Papa Francesco alleato meraviglioso”

Ieri, nel giorno in cui a Cuba è ripreso il negoziato tra Governo colombiano ed Esercito di liberazione nazionale, il presidente colombiano Juan Manuel Santos, nel corso del suo viaggio europeo, ha preso parte a Münster, in Germania, a una tavola rotonda intitolata “Pace e riconciliazione sono possibili. L’esempio della Colombia”, nell’ambito del 101° Katholikentag. Tra i partecipanti all’incontro anche l’arcivescovo di Tunja, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, che al momento della firma della pace con le Farc era presidente della Conferenza episcopale colombiana (Cec).
Il presidente Santos ha spiegato: “Ci siamo dedicati a seminare un albero con radici forti. E abbiamo voluto blindare questo processo, perché esso possa proseguire senza che abbia importanza chi arriverà al mio posto”. Un chiaro riferimento, quello del presidente colombiano, alle imminenti elezioni presidenziali del 27 maggio, che vedono favorito Iván Duque, candidato del Centro democratico, il partito dell’ex presidente Uribe, fortemente contrario all’accordo di pace. Secondo Santos il processo di pace non può più imboccare la retromarcia, sia per ragioni giuridiche (è stato appunto blindato attraverso una sentenza della Corte Costituzionale) sia pratiche (i guerriglieri, o comunque gran parte di loro, hanno consegnato le armi).
Il premio Nobel ha insistito sul fatto che sull’accordo di pace sono state dette molte falsità, come risulta evidente, man mano che procede l’implementazione dello stesso. Pressato però dall’intervento di mons. Castro, ha insistito sull’importanza di applicare le parti dell’accordo che riguardano la riforma agraria, la sostituzione delle colture di coca e la lotta al narcotraffico; ha anche detto che si sta lavorando per garantire la sicurezza dei leader sociali. E ha esplicitamente lodato la Chiesa, dicendo che essa “è stata fondamentale in questo processo” e che “Papa Francesco è stato un alleato meraviglioso. La sua visita in Colombia è stata la chiave perché ci ha stimolato a compiere il primo passo per la riconciliazione”.

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