Migrazioni: Caritas Ambrosiana, le richieste a Ue e Italia. Riforma asilo, vie d’accesso legali, cooperazione allo sviluppo

(Milano) Caritas promuove “politiche migratorie che abbiano una visione a lungo termine e che si basino sulla solidarietà e il rispetto dei diritti umani”. Al termine del convegno svoltosi oggi a Milano, promosso assieme all’Ufficio della Commissione Ue sul tema “Le politiche dell’Unione europea in tema di migrazione e asilo: quali ricadute sulle persone”, la Caritas Ambrosiana diffonde un documento con alcune sottolineature, prese di posizione e “suggerimenti” sull’argomento. Alle istituzioni europee Caritas chiede anzitutto la riforma del sistema d’asilo: “Le istituzioni europee stanno attualmente discutendo la riforma del sistema d’asilo. In questo contesto – si legge nel documento diffuso nella sede di via San Bernardino – è importante che le varie istituzioni si impegnino per l’adozione di un sistema che rispetti la dignità e i diritti umani di tutti i migranti, a prescindere dal loro status giuridico e dalla nazionalità, sia all’interno dell’Ue che alle sue frontiere”. L’Unione e i suoi Stati membri “devono astenersi dal condurre espulsioni collettive e respingimenti, e garantire accesso per tutti ai servizi e diritti fondamentali senza alcuna discriminazione. In questo contesto, le organizzazioni non-governative che prestano aiuto ai migranti non devono essere criminalizzate”.
Il secondo punto riguarda l’aumento delle vie d’accesso legali: “Le limitate vie d’accesso legali stanno costringendo i migranti a imbarcarsi in viaggi sempre più pericolosi per raggiungere l’Europa. Questo contribuisce ad alimentare l’immigrazione irregolare e il business dei trafficanti. Invece di voler ridurre l’immigrazione ad ogni costo, l’Ue e i suoi Stati membri dovrebbero invece favorire l’immigrazione regolare, concentrandosi per esempio sulla riunificazione famigliare, i visti umanitari, il re-settlement e i visti per lavoro”. Sempre su scala europea si invoca il rispetto dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati nell’ambito delle politiche migratorie esterne, aumentando fra l’altro la cooperazione con i Paesi di origine dei flussi. Ma “gli aiuti allo sviluppo erogati dall’Ue non devono essere usati per finanziare il controllo delle frontiere esterne o progetti volti a ridurre i flussi migratori; devono invece essere utilizzati per interventi volti a debellare la povertà nei Paesi che ne hanno più bisogno”.

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