Care leavers: Sos Children’s Villages, in Italia sono ogni anno circa 3 mila. Fondo sperimentale di 15 milioni

Ogni anno nel nostro Paese sono circa 3 mila i care leavers – ovvero i giovani che in base alla nostra legislazione, raggiunta la maggiore età non possono più beneficiare della cura, della protezione e della tutela garantite dalla realtà di accoglienza residenziale – costretti, senza avere le necessarie tutele, ad avviarsi verso un percorso di autonomia economica e lavorativa. Lo rivela il report “Una risposta ai care leavers: occupabilità e accesso ad un lavoro dignitoso”, approfondimento italiano degli esiti di uno studio internazionale che Sos Children’s Villages International ha realizzato in due anni di ricerca in 11 paesi (Capo Verde, Cile, Croazia, Ecuador, Italia, Kyrgyzstan, Kosovo, Messico, Togo, Tunisia, Zimbabwe) con il coordinamento scientifico del London University College (Ucl), presentato oggi presso la sede delle Nazioni Unite a New York. Nella stesura del report italiano, curato da Sos Villaggi dei Bambini Italia, è stata direttamente coinvolta una decina di giovani care leavers che hanno evidenziato il sostegno ancora insufficiente nel nostro Paese per chi lascia l’accoglienza “eterofamiliare”. Grazie ad una costante azione di advocacy di Sos Villaggi dei Bambini, il 27 novembre 2017 il governo italiano ha stanziato un fondo sperimentale di 15 milioni di euro per coprire i bisogni legati all’avvio autonomia di circa 500 ragazzi e ragazze in uscita da percorsi di accoglienza fuori famiglia d’origine per il triennio 2018-2020. “Un primo traguardo, ma solo un piccolo passo rispetto alle tante difficoltà che affrontano i care leavers”, spiega Samantha Tedesco, responsabile dell’Area programmi e advocacy dell’associazione e membro esperto dell’Osservatorio nazionale italiano sull’infanzia e l’adolescenza, secondo la quale per sostenerli servono misure specifiche “come parte integrante delle politiche di welfare nel nostro Paese”.

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