#UniteToCure: Oz (Columbia University), “dietro fake news giro enorme di dollari. Occorre creare trasparenza nel web”

“Dietro le fake news e il fake advertising c’è un enorme giro di dollari, c’è un vero problema etico perché le fake news possono provocare distorsioni nell’opinione pubblica e la vendita di prodotti fake può essere pericolosa”. Lo afferma Mehmet Oz, professore di chirurgia al Medical Center della Columbia University, introducendo e moderando il dibattito “Fake News and the Ethical Responsibilities of Media” in corso questa mattina, nella giornata conclusiva della quarta conferenza internazionale “Unite to Cure. A Global Health Care Initiative: How Science, Technology and 21st Century Medicine Will Impact Culture and Society” promossa in Vaticano da Pontificio Consiglio della cultura e Cura Foundation. “Un argomento a difesa delle fake news – osserva – è che esse si limitano a rinforzare ciò che la gente pensa, ma in realtà non è così”.
Oz cita l’esempio della notizia divulgata negli Usa di un tunnel sotterraneo per favorire l’immigrazione clandestina dal Messico verso gli Usa, presa per vera da molti e riferisce di un esperimento effettuato all’interno del cervello di chi legge fake news allarmanti. “Nella corteccia cerebrale – afferma – si scatena un elemento di ansia, lo stesso che si registra di fronte ad una minaccia fisica e prepara ad una reazione di difesa”. E ancora: “Quando un venditore decide di piazzare un prodotto, viene ingaggiata una rete di supporter nella quale operano anche editor che creano preoccupazione nel pubblico. Più utenti cliccano su questi articoli e più li leggono, più aumentino i profitti di questi editor e di queste aziende. Negli Usa esistono proprio editor di fake news e queste viaggiano molto più velocemente di quelle vere e creano un business straordinario”. Per Oz “occorre interrompere questo filone tentando anzitutto di capire quali siano le fonti di finanziamento. Quello che è successo a Facebook non credo sia un incidente: dobbiamo capire come gestire questa carenza di trasparenza. Se non riusciamo a creare trasparenza sul web entreremo in un circolo vizioso e finiremo per mettere in discussione tutto quello che leggiamo”.

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