Famiglia: Pierluigi e Gabriella Proietti (collaboratori Ufficio Cei), “accogliere figli in loro fragilità e soddisfarne fame d’amore di speranza”

“All’interno di ogni relazione si annida spesso un problema di potere, di dominio, di aspettativa, di pretesa, sia nella relazione di coppia sia nella relazione genitori-figli. E questo distrugge l’amore. E di conseguenza distrugge la felicità. Dei coniugi come dei figli”. Non ha dubbi Gabriella Proietti, che con il marito Pierluigi costituisce la coppia di sposi collaboratori dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei. Nella sua introduzione alla XX Settimana di studi sulla spiritualità coniugale e familiare promossa dal medesimo Ufficio ad Assisi fino al 1° maggio, Gabriella si sofferma sul rapporto genitori – figli nel quale, afferma, “non possiamo che lasciarci illuminare e guidare dalla Parola di Dio”. Ad esempio, spiega, occorre “mettere in atto condotte nuove” che “non producano sofferenze come quelle che i nostri genitori inconsapevolmente hanno provocato”. Occorre “convertire il cuore dei padri verso i figli” secondo il modello del Padre misericordioso “che attende l’altro, rispetta la sua libertà, non condanna, accoglie, ha viscere di tenerezza e, vedendo da lontano il figlio, gli corre incontro per riportarlo nella sua casa, nel perdono e nella festa”. “Prima ancora che a dare norme”, conclude, come genitori “siamo chiamati a soddisfare la loro fame di amore, di speranza e di senso, ad accoglierli nella loro diversità da noi, a rivestirli della loro dignità quando tendono a smarrirla, ad accompagnarli nel visitare le proprio fragilità e infermità interiori, ad affiancarli e sostenerli nelle prigioni delle loro paure, insicurezze, chiusure”.

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