Catechesi persone disabili: don Angelelli (Cei), “andare nelle case a cercarle, far sì che si sentano accolte”

(Assisi) “Alle nostre comunità manca la capacità di accoglienza e la spinta missionaria. Molte si sono accontentate di una logica rinunciataria, di conservare l’esistente. Hanno rinunciato a far sì che tanti possano condividere l’esperienza cristiana. Bisogna riaprire questa logica andando nelle case e cercare le persone e fare in modo che si sentano accolte”. Lo ha detto don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute, intervenendo al seminario nazionale del settore per la Catechesi delle persone disabili della Cei, ad Assisi. Il suo invito è volto a “ripartire dalla categoria di persona per capire l’idea di comunità, dove devono rientrare proprio tutti”. “È l’antidoto alla solitudine, che è espressione di angoscia. O la comunità la supera o non è comunità”, ha aggiunto. Il direttore dell’Ufficio Cei ha sottolineato quindi la “natura inclusiva della comunità cristiana”, che “deve accogliere tutte le persone a prescindere dalle loro situazioni e creare le condizioni per stare insieme e stare bene”. Una comunità con queste caratteristiche, secondo don Angelelli, deve “avere un’attenzione particolare per le fragilità”. “Quella cristiana è capace di dare loro maggiore attenzione per sua natura. Deve andare verso le fragilità presenti nelle case di persone sole. Solo la parrocchia potrà recuperare la sua essenza nella misura in cui andrà a recuperare le fragilità del territorio, curerà le relazioni e sarà capace di raggiungere chi è isolato – ha concluso -. Le nostre comunità diventino capaci di lasciarsi toccare nelle proprie certezze, di accogliere tutte la fragilità per diventare comunità sananti”.

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