Giovani: mons. Castellucci (Modena), “nutrono poche ragioni per sognare, ma hanno le energie per costruire un futuro più degno”

“La litania che vuole i giovani demotivati, disimpegnati e rinunciatari, quando non nichilisti e violenti, ha ormai conquistato il trono della mentalità comune. Ma è, probabilmente, la proiezione sui giovani delle disillusioni degli adulti, la loro frustrazione per un mondo che non è come lo speravano”. Lo scrive il vescovo di Modena-Nonantola, mons. Erio Castellucci, nel numero di maggio di “Vita Pastorale”, anticipato al Sir. “La differenza tra un sogno granitico e un miraggio la fa il sognatore – sottolinea il presule -. È lui che può rendere presente il futuro, se è disposto a spendersi fino a dare la vita, nell’impegno quotidiano e nel sacrificio della profezia”. Dall’altro lato, il vescovo sottolinea che “il visionario non muove un dito per il futuro, non crea alcun ponte con il presente”. “Il prototipo dei grandi sognatori è Gesù, l’unico del quale si possa dire, con piena ragione, che aveva ‘le radici in cielo’”. Quindi, il credente “si impegna a tradurre il sogno di Dio nella vita terrena, civile e politica, consapevole della fatica e sofferenza che gliene verrà. Ma è consapevole del fascino di un’esistenza spesa per un ideale grande, radicato in cielo”. “È vero che i giovani oggi nutrono poche ragioni per sognare – conclude mons. Castellucci -. Eppure mai come oggi, nella globalizzazione dell’indifferenza, c’è bisogno di sognatori granitici: e i giovani hanno le energie per impegnarsi in un futuro più degno dell’uomo”.

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