#UniteToCure: FitzGerald (Pav), “religioni serbatoio di saggezza”. Rabbi Reichman, “fede può aiutare guarigione”

Nella cura del malato anche l’elemento religioso ha il suo valore, anzi fa parte della cosiddetta “medicina personalizzata”. Se ne è parlato oggi alla prima giornata della quarta conferenza internazionale vaticana “Unite to Cure. A Global Health Care Initiative: How Science, Technology and 21st Century Medicine Will Impact Culture and Society” che riunisce fino al 28 aprile medici, scienziati, ricercatori, pazienti, leader religiosi, giornalisti e imprenditori. L’evento è promosso dal Pontificio Consiglio della cultura con la Stem for Life Foundation, la Cura Foundation e la Stoq Foundation. Per Kevin T. FitzGerald, membro della Pontificia Accademia per la vita, “noi siamo molto più della mera fisiologia” e “poiché Dio ha a cuore il nostro migliore interesse, vivere in una dimensione di fede aiuta ad andare avanti anche nel trial clinico”. Gli fa eco Rabbi Edward Reichman, professore di medicina d’emergenza e docente all’Albert Einstein College of Medicine of Yeshiva University : “Gli scienziati credono di poter controllare ogni dimensione della vita, prima, durante e dopo, noi crediamo invece che sia Dio a controllarla. La religione informa la scienza , e viceversa”.
Per Elder Dale G. Renlund, membro del Quorum of the Twelve Apostles – The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints (Lds Church), “il medico deve incoraggiare la fede del paziente, non sminuirla o ridicolizzarla”. Anche perché “la fede può aiutare la guarigione”, chiosa Rabbi Reichman. E il medico, aggiunge FitzGerald, deve essere “un alleato del paziente, in tutti gli aspetti della sua vita”. Anche se, riconosce Reichman, rispetto ad un tempo, oggi ha molto meno tempo a disposizione per parlare con i malati. Di fronte all’aumento attuale della conoscenza FitzGerald invita a riconoscere che essa “non è la risposta; occorre cercare la saggezza e le religioni sono un serbatoio di saggezza che ci aiuta ad affrontare le situazioni complesse”. “La vera solitudine – chiosa Renlund – è vivere una vita senza Dio”. E se non sempre è possibile la guarigione fisica, conclude FitzGerald, “un paziente può essere sempre curato e spesso guarito nelle sue relazioni. La religione può aiutare anche in questo”.

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