25 Aprile: card. Betori (Firenze), “questa festa si traduca in un impegno politico, sociale e culturale quotidiano”

“La festa della Liberazione ci chiede di non dimenticare, ma di fare costante memoria di un popolo che, seppure tra le vicende drammatiche della guerra, ha continuato ad anelare alla libertà, per la salvaguardia della propria identità”. Lo ha detto il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nel suo saluto in piazza Santa Croce all’iniziativa organizzata per la ricorrenza del 73° anniversario della liberazione dell’Italia dall’occupazione nazi-fascista. Il porporato ha ricordato il bisogno di “una libertà vera, autentica” che “scaturiva dal desiderio del cuore di uomini e donne lacerati dall’esperienza della barbarie della dittatura e della morte”. Nelle sue parole il ricordo del nuovo inizio del “popolo italiano” quando “sembrava tutto crollare”. “Dalla precarietà in cui si trovava ha scoperto che la via migliore per il raggiungimento della libertà era l’unità, raccogliendo il meglio che poteva scaturire dalle diverse appartenenze partitiche, religiose, sociali e culturali”. Di riflesso anche “il popolo fiorentino ha trovato in sé e nella sua storia la forza di ricominciare, non solo individualmente, ma insieme nell’unità: un solo Paese, una sola vita. Ed è stato proprio questo coraggio ad aver preservato la nostra città dalla distruzione”. Quindi, il cardinale ha volto lo sguardo all’oggi, affermando che “la riconoscenza nostra e delle nuove generazioni, da educare a questa memoria, è doverosa”. “Il fare memoria – ha aggiunto Betori – chiede a ciascuno di noi, oggi, di compiere un passo in avanti: questa festa si traduca in un impegno politico, sociale e culturale quotidiano”.

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