Papa a Molfetta: mons. Cornacchia (vescovo), don Tonino Bello è “un santo della porta accanto ancora vivo nel cuore della gente”

“Se oggi don Tonino fosse con noi, avrebbe appena un anno in più di lei, e come sarebbe felice di ascoltarla e di vedere tradotto, nei suoi gesti, il discorso sulla Chiesa del grembiule”. Lo ha esclamato mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, ringraziando il Papa per la sua presenza nella diocesi in cui don Tonino Bello è stato vescovo per poco più di un decennio, e dove è morto 25 anni fa. “Don Tonino non ci ha mai lasciati”, ha assicurato il vescovo: “Egli, che era per tutti il santo ‘della porta accanto’, ora è più che mai vivo nel cuore della nostra gente. Un segno della sua presenza è in ogni casa, nelle parrocchie e negli ospedali, nei bar e nei luoghi di lavoro, perfino nelle strade delle nostre città. Come se il tempo non fosse passato continuiamo a sentire la forza delle sue parole, l’empito dei suoi messaggi, l’efficacia dei suoi discorsi, la profezia della sua testimonianza e, soprattutto, percepiamo la sua intercessione dal cielo per questa Chiesa che ha tanto amato e per la quale ha voluto offrire la propria vita”. “La sua è la prima visita di un Pontefice nella nostra terra, nota per le preziose testimonianze della tradizione cristiana, per la bellezza degli scorci naturali e per la presenza di gente dal cuore grande”, ha detto Cornacchia rivolgendosi a Francesco e descrivendogli “una terra che si ritiene benedetta da Dio perché vanta da circa un secolo la presenza del Pontificio Seminario Regionale, dove tanti santi sacerdoti sono stati formati ai ‘doveri di grembiule’. Ancora oggi, nonostante la crisi vocazionale che si avverte in Europa e in alcune parti d’Italia, sono davvero numerosi i presbiteri, sparsi nella Puglia e fuori Regione che, come diceva don Tonino, possono esibire con fierezza quel made in Molfetta sulle sorgenti della loro vocazione e del loro entusiasmo”.
“Questa è anche la terra dei marittimi che solcano i mari e gli oceani portandosi dietro la sofferenza del distacco dalle loro famiglie, dei pescatori spesso angustiati dalla precarietà del loro mestiere, dei lavoratori che si sforzano di assicurare ai propri cari una vita dignitosa, e di quanti il lavoro lo hanno perso o non lo hanno ancora trovato”, ha proseguito il presule: “In tempi difficili tanti nostri conterranei sono emigrati in cerca di fortuna, senza mai dimenticare le loro radici. E tante altre persone, attualmente in fuga da condizioni disumane, continuano ad approdare sulle nostre coste nella speranza di andare incontro ad un futuro migliore”. “Questa è la terra dei giovani, quelli che sono attivi nelle nostre comunità parrocchiali e nelle nostre scuole, quelli che pur avendo fame di ideali, di significati e di amicizie vere, sono più esposti ai pericoli della superficialità e quelli che sono costretti ad andare lontano alla ricerca di nuove opportunità per concretizzare i propri sogni”, il ritratto di Cornacchia: “Don Tonino diceva che occorre essere ‘soprattutto uomini. Fino in fondo. Anzi, fino in cima. Perché essere uomini fino in cima significa essere santi’. E da uomo fino in cima, qual era, sempre ci ha spronati ad amare il mondo e la sua storia, a volergli bene, a prenderlo sottobraccio, a usargli misericordia”.

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