Immigrazione: Gatti (Proactiva – Open Arms), “Iniziativa coraggiosa ma necessaria”

“L’iniziativa è coraggiosa ma necessaria”. Così Riccardo Gatti di Proactiva – Open Arms, durante la conferenza di presentazione questa mattina in Senato dell’iniziativa dei cittadini europei “Welcoming Europe. Per un’Europa che accoglie”. La Ong Proactiva – Open Arms ha subito il sequestro da parte della procura di Ragusa di una nave lo scorso marzo per l’ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. Solo da pochi giorni il Gip ha disposto il dissequestro dell’imbarcazione. “Il nostro operato – ha spiegato Gatti – si è tenuto nel rispetto delle normative del salvataggio in mare. Il dissequestro non lo vedevamo come un fatto scontato perché abbiamo visto un aumento della violenza con cui viene condannato il cosiddetto reato di solidarietà. La nave Open Arm ripartirà il prima possibile. Noi sappiamo come procedere e salvare le persone ma in futuro non sappiamo cosa succederà in questo disegno volto a fermare il flusso degli immigrati. Ieri abbiamo ricevuto delle minacce verbali, avvisi avvertimenti da parte della guardia costiera libica. Noi paghiamo le conseguenze delle intenzioni politiche per far si che le persone non entrino in Europa. Siamo coscienti del panorama che abbiamo davanti. Le vere vittime sono le persone che soccorriamo, che ci chiedono aiuto. Troppe volte le abbiamo viste buttarsi in acqua per suicidarsi alla vista della guardia costiera libica. Lo diciamo da tempo siamo dei testimoni scomodi”. Durante la conferenza ha parlato anche Giorgina Sayegh, rifugiata siriana giunta in Italia grazie al corridoio umanitario realizzato dalla Comunità di sant’Egidio, la federazione delle Chiese Evangeliche, Chiese Valdesi e metodiste. “Sono arrivata – ha detto – con mio marito e due figli due anni fa, fino a sette anni fa vivevamo ad Aleppo con una casa e dei sogni. Un giorno abbiamo perso tutto. Siamo scappati in Libano. Grazie al progetto del corridoio umanitario siamo venuti in Italia. Abbiamo evitato il viaggio in mare. La gente si chiede perché tante persone rischiano la vita per venire in Europa. La ragione sta negli occhi dei figli che hanno visto la guerra. Ringrazio l’Italia e il corridoio umanitario che ci ha dato la possibilità di avere un luogo sicuro anche se dobbiamo ricominciare da meno di zero. Con l’esperienza che abbiamo avuto e l’aiuto che riceviamo possiamo avere una vita normale, se non per me e mio marito, almeno per i nostri figli”.

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