Corte Costituzionale: p. Occhetta (La Civiltà Cattolica), “difenderne il ruolo di garanzia”

“Il fine della Consulta è quello di essere la bussola democratica dell’ordinamento e un contrappeso al potere politico. Bisogna difenderne il ruolo di garanzia”. Lo scrive padre Francesco Occhetta sull’ultimo numero de La Civiltà Cattolica. “L’evoluzione del suo ruolo e delle sue funzioni, da garante dei diritti ad arbitra dei conflitti, da tribunale di casi concreti a una sorta di ‘Parlamento mignon’ – afferma il gesuita – rischia di far perdere di vista sia la sua identità originaria sia la sua principale missione”. Padre Occhetta sottolinea anche come “nel corso del suo cammino fino a oggi, i poteri della Corte sono oscillati come un pendolo: da organo garante della democrazia a organo di difesa dell’ordine costituzionale”. Una considerazione che rivela il rischio di una deriva: la Consulta “può cambiare la rotta del cammino di una società, perché le sentenze hanno una forza espansiva e incidono sui diritti e doveri dei cittadini e sul costume sociale”. “Il modo di decidere distingue infatti i giudici dai politici – aggiunge –. Mentre in Parlamento si approvano delle decisioni, in Camera di consiglio si compongono, come in un puzzle, le posizioni dei singoli giudici”. È necessario, però, secondo lo scrittore de “La Civiltà Cattolica”, evitare di “lasciare ai giudici, non solo a quelli della Corte, la definizione delle nuove genitorialità, dell’inizio e della fine della vita, del trattamento terapeutico per malati terminali e non coscienti, oppure dei nuovi diritti alla pace, alla diversità, alla sicurezza, alla privacy”. Perché altrimenti sarebbe “il sintomo di uno svuotamento del potere politico del Parlamento”. Ed emergerebbe “la debolezza del mondo politico e il rischio della politica di affidarsi alla supplenza dei giudici, soprattutto nel campo minato della bioetica”.

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