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Corte giustizia Ue: Dbk, “utile la sentenza che chiarisce diritto delle Chiese a differenziare” possibili collaboratori “sulla base dell’appartenenza religiosa”

Per la Conferenza episcopale tedesca (Dbk) è utile “il chiarimento della Corte secondo cui i tribunali statali non hanno in linea generale diritto di giudicare in merito all’ethos di una comunità religiosa”. Commenta in una nota il segretario generale della Dbk, padre Hans Langendörfer, la sentenza della Corte europea pubblicata stamane riguardo la controversia tra Vera Egenberger e l’Evangelisches Werk für Diakonie und Entwicklung. “La Corte ha deciso che le Chiese continuano ad avere il diritto” nel contesto dell’assunzione di collaboratori “a differenziare i candidati sulla base dell’appartenenza religiosa”, spiega la nota. “È la Chiesa che definisce la propria identità e questa determinazione non può essere affidata allo Stato o al tribunale statale”, commenta padre Langendörfer. “In passato, la Chiesa cattolica in Germania ha chiarito nei propri regolamenti se e per quali attività in particolare l’appartenenza religiosa dei suoi dipendenti è criterio determinante per l’impiego e, finora, ha sempre assicurato di non imporre richieste sproporzionate ai propri collaboratori”. Da parte sua, la Chiesa cattolica “analizzerà approfonditamente le ragioni della sentenza ed esaminerà se e in quale misura la prassi per il reclutamento sia da adattare e quali passi giuridici siano da prendere in considerazione”, si legge ancora nella nota. Saranno i tribunali civili a dover verificare i singoli casi concreti, alla luce di questa sentenza europea.

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