Missione: convegno nazionale seminaristi. “Vogliamo essere preti con il desiderio dell’incontro, con la passione per l’altro”

“Missione: passione di Cristo, nostra passione” è il titolo del documento finale elaborato dai seminaristi riuniti a Padova nella suggestiva cornice del Seminario San Gregorio Barbarigo. Con il documento frutto del lavoro dei gruppi di studio e sintesi delle relazioni che hanno animato i quattro giorni di incontri, si è concluso ieri il 62° Convegno nazionale missionario dei seminaristi. Il testo elaborato dai 150 partecipanti provenienti da tutte le diocesi italiane si apre con la riflessione “sul dono e la responsabilità della missione”. Scrivono i seminaristi: “Educati all’ascolto della Parola e di alcuni testimoni, celebrando l’Eucaristia e confortati dalla nostra fraternità, ispirati dall’esempio di Papa Francesco, abbiamo scorto nel tempo attuale, e perfino nell’opposizione che sembra venire al Vangelo, una sfida e una nuova opportunità alla missione della Chiesa. La prima sfida è proprio quella di imparare ad abitare tutti i luoghi della nostra vita, dove la gente ancora si raduna per cercare ragioni per vivere e sperare, anche senza saperlo”.
“Missione non è ridursi a proporre un insieme di precetti o dottrine” ma soprattutto è incontro e relazione. Incontro che è “esperienza di educazione dello sguardo e del cuore, nel senso etimologico di e-ducere, di ricondurli a cristo, un incontro che dà nuova forma alla vita, la forma stessa di Cristo”. La relazione è l’impegno di chi, chiamato ad annunciare e testimoniare il Vangelo “sa di non essere solo ma sempre inviato del Signore a condividere la Missione della Chiesa e con la Chiesa”.
“Vogliamo perciò essere preti che recuperino la bellezza del percorrere,del correre-per, non per voglia di attivismo ma con il desiderio dell’incontro, con la passione per l’altro, per risvegliare nelle coscienze il desiderio di Dio – è scritto nella parte finale del documento –. La missione non ha come obiettivo principalmente particolari contesti sociali e geografici, ma è essenzialmente appello a quello spazio interiore che è il cuore dell’uomo, da dove nascono intenzioni e azioni buone che cambiano il mondo”.

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