Persone disabili: suor Donatello (Cei), “la loro presenza aiuta la comunità a essere feconda”

“La santità o è comunitaria o non è santità. La presenza delle persone disabili aiuta la comunità a essere feconda. Qualcosa è cambiato. Si è messo in atto un processo inclusivo”. Lo ha detto, questa mattina, suor Veronica Donatello, responsabile del settore per la catechesi delle persone disabili dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei, intervenendo al convegno “Qualcosa… è cambiato” organizzato dalla diocesi di Roma. “Adesso non registriamo più ‘no’ a priori su come includere persone con disabilità, ma richieste per capire come fare”, ha aggiunto. L’obiettivo indicato è quello di “aiutarle a scoprire il loro posto nella comunità cristiana”, mentre il servizio della catechesi è di “accompagnare e condurre il popolo, composto anche con le famiglie e persone disabili, verso la terra promossa”. Per riuscirci, secondo suor Donatello, i fedeli nelle parrocchie devono “restituire dignità alle persone disabili affinché stiano nella comunità, siano pienamente cristiane all’interno della comunità”. “Non serve l’ora di compagnia. Ma bisogna mettere in moto un processo comunitario di conversione. Occorre provocare la comunità”, ha sottolineato la religiosa citando Evangelii Gaudium. Nelle sue parole l’invito a “non aver paura di chiedere aiuto”. Soffermandosi sui bambini con spettro autistico, suor Donatello ha spiegato che sono “pensatori visuali”. “L’apprendimento avviene per immagini. Pensano per immagini. È un altro modo di comunicare e di interagire, ma hanno la nostra stessa dignità”. Quindi, l’incoraggiamento a modificare “il nostro modo di relazionarci e di parlare con loro”, utilizzando il “supporto delle immagini” e non solo quello cognitivo. “Rendere ordinari alcuni strumenti e plurimi i linguaggi è importante – ha concluso – e per riuscirci è fondamentale realizzare una rete e sinergie tra famiglie e istituzioni e ambito ecclesiale”.

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