Istituto Serafico Assisi: inaugurato nuovo centro di ricerca. Di Maolo (presidente), “vogliamo continuare a dare speranza”

L’Istituto Serafico di Assisi ha inaugurato, stasera, alla presenza del card. Francesco Montenegro, presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute, e di mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, il nuovo centro di ricerca “InVita”, polo di eccellenza nella Regione Umbria specializzato nella ricerca, innovazione e sviluppo nel campo della riabilitazione per bambini e ragazzi con disabilità plurime. È una tappa importante per l’Istituto Serafico, come spiega, in un’intervista al Sir, la presidente Francesca Di Maolo, “per continuare a dare speranza a tutte quelle famiglie che si trovano ad affrontare la grave disabilità dei figli senza, a volte, conoscere neanche la diagnosi sulle malattie che devono combattere: per le malattie rare molto spesso non ci sono investimenti sufficienti nella ricerca. L’idea del centro nasce, quindi, come risposta alle esigenze delle famiglie che si rivolgono a noi”, ma anche per rispondere agli appelli di Papa Francesco: “Il 10 febbraio 2017, eravamo con il card. Francesco Montenegro all’udienza concessa dal Santo Padre per i 25 anni della Giornata mondiale del malato e i 20 anni dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute. In quell’occasione Papa Francesco ha invitato a un maggiore impegno della ricerca rispetto a quelle malattie rare e neglette su cui nessuno decide di investire. Anche nel messaggio per la Giornata mondiale del malato 2018 ha parlato dell’importanza dell’impegno delle strutture cattoliche nella ricerca scientifica, per offrire ai malati cure innovative e affidabili. Questi appelli ci hanno incoraggiato”, precisa Di Maolo. Non sono mancati i dubbi sulla scelta di aprire un istituto di ricerca all’interno di un’opera di carità: “Alla fine – ci racconta Di Maolo – abbiamo risposto positivamente ai nostri interrogativi perché siamo all’interno della carità soprattutto quando la ricerca può essere un modo per evitare un divario tra ricchi e poveri e disuguaglianze, cioè evitare che anche le conoscenze scientifiche siano un patrimonio solo di pochi”.

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