Carceri: Acli, progetto di riabilitazione e rieducazione detenuti tramite sport. Rossini (presidente), “nostro obiettivo creare nuovi strumenti d’integrazione”

Grandi sono l’impegno e la presenza delle Us Acli nazionali e territoriali, in particolar modo in alcune carceri italiane, dove dal 2016 è avviato il progetto “Lo Sport che Vogliamo”. Una serie di iniziative sportivo-formative organizzate in 14 città italiane, che coinvolgono i rispettivi circoli zonali Us Acli, alcuni dei Patronati e Caf locali, Enaip e il Dipartimento di amministrazione penitenziaria, firmatario del protocollo d’intesa “Buone pratiche da cui ripartire” del 26 ottobre 2016. Del progetto di riabilitazione e rieducazione dei detenuti tramite lo sport si è parlato oggi in una tavola rotonda a Roma. In questi 2 anni di lavoro, oltre 200 detenuti uomini e donne sono stati protagonisti di corsi di formazione, corsi di primo soccorso e defibrillazione obbligatoria, attività ludico-sportive, corsi di discipline sportive. Detenuti e detenute che hanno lavorato fianco a fianco all’organizzazione di tornei e incontri, insieme con il personale delle carceri di Bologna, Verona, Chiavari, Nuoro, Santa Maria Capua Vetere, Ascoli Piceno, Pescara, Velletri, Avellino, Benevento, Latina, Messina, Taranto, Agrigento, Ferrante Aporti (To). “Un progetto – dichiara Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli – che porta nei territori la speranza di riabilitare e integrare i detenuti e le detenute arrivati al termine della pena, le loro famiglie e il personale delle carceri che ogni giorno è attore principale del percorso riabilitativo di queste persone. Creare nuovi strumenti d’integrazione è uno degli obiettivi principali delle Acli e anche grazie alle nostre Unioni sportive siamo impegnati a promuovere i valori della legalità e della cooperazione, contribuendo alla diffusione di una cultura del rispetto e dell’integrazione tra le persone a rischio di emarginazione”.

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