Politica: mons. Dal Covolo (Lateranense), “la disaffezione dei giovani è un problema da affrontare”

“L’università non è professionalizzante, la sua missione è creare menti e cuori aperti, capaci di inserirsi in maniera feconda nelle varie occupazioni e situazioni in cui lo studente verrà a trovarsi. Certamente non può essere un castello di cristallo che non vede i problemi del mondo del lavoro, ma non può esaurirsi in un centro di formazione professionale”. Lo ha detto il rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Enrico Dal Covolo, aprendo questa mattina il Festival internazionale della creatività nel management pastorale “Quale Chiesa dai giovani?”. Il presule ha indicato l’obiettivo proprio dell’università: “Far crescere la sapienza che dà il senso e il gusto della vita”. “Bisogna dare al formando un’istruzione profonda che lo orienti nella vita. Imparare a vivere richiede non solo conoscenze, ma trasformazione nel suo essere mentale per preparare al senso e al gusto della vita. Creare pedine per il sistema vigente tecnocratico non è la missione dell’università”. Mons. Dal Covolo ha segnalato il “gap generazionale” tra “giovani e adulti”. “Ci sono segnali di disorientamento evidenti. In Italia il risultato delle elezioni può essere preso anche come un esempio. Riusciremo a fare un governo? Un governo stabile? La disaffezione politica dei giovani è un problema da affrontare”. In questo contesto si inserisce l’educazione. “Il più grande problema con il quale ci scontriamo noi educatori con i giovani è quello del crollo di una scala di valori – ha aggiunto -. Educare senza una scala condivisa di valori è un’impresa disperata. Ciò che rende difficile educare oggi”. Da qui, il bisogno di “muoversi sulla via di un patto educativo tra le varie agenzie che si occupano di educazione: famiglie, scuole, parrocchie, oratori”. Il presupposto, a suo avviso, è quello di “rimettere in piedi una scala di valori che faccia parte del patto educativo”. “Un’università che funziona bene – ha concluso Dal Covolo – è una via per uscire dall’emergenza educativa, dalla crisi del tempo presente”.

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