“L’università si qualifica come luogo di ricerca scientifica, di didattica, di preparazione professionale, difficilmente se ne parla come di un luogo di educazione. L’università ha ancora questa pretesa educativa?”. A porre l’interrogativo è Michele Faldi, direttore dell’Offerta formativa, promozione, orientamento e tutorato dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che aggiunge: “Oggi il grande rischio che corre l’università è quello di trasformarsi in un super istituto tecnico annacquando o addirittura smarrendo il suo compito. E la posizione che ha un ateneo nel ranking è una motivazione di scelta sufficiente?”. Faldi interviene alla prima sessione del Convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza”, promosso oggi e domani a Roma dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile. Dopo il calo significativo delle immatricolazioni su tutto il territorio nazionale degli ultimi anni, osserva, nell’anno 2016-2017 (i dati dell’anno in corso non sono ancora definitivi) si è registrato un leggero rialzo. Significativo che molti si iscrivano anche dopo due o tre anni dall’esame di Stato. Diminuiscono gli abbandoni, più frequenti “nei primissimi anni”, dato che può suggerire “come siano più numerosi laddove l’orientamento è meno efficace”.