Migranti: card. Parolin (Santa Sede), contrastare “il rifiuto dell’accoglienza”. Sì a “vie alternative e sicure”

“Nonostante le nazioni, specialmente quelle più progredite dal punto di vista economico, debbano innegabilmente molto del loro sviluppo ai migranti, e benché siano divulgate le loro esperienze – talvolta terribili – che causano la loro migrazione o che essi incontrano nel viaggio, la migrazione è vista oggi solo come emergenza, o pericolo”. Lo ha affermato oggi il cardinale Pietro Parolin, nel suo intervento all’Assemblea plenaria della Commissione internazionale cattolica per le migrazioni (Icmc) in corso dal 6 all’8 marzo a Roma, invitando i partecipanti a cercare di contrastare “a livello globale” il “rifiuto dell’accoglienza”. La Santa Sede è inoltre impegnata in prima linea per il Global Compact  su una migrazione sicura, ordinata e regolare e il Global Compact sui rifugiati. “Ci auguriamo davvero – ha auspicato – che questi due documenti, dei quali sono in corso, rispettivamente, i negoziati e le consultazioni, possano realmente rispondere alle necessità di una migliore protezione e di tutela dei diritti umani di queste persone, di fronte alle reticenze, ai ripensamenti ed alle titubanze di vari Stati, portando ad una reale ed equa collaborazione e condivisione a livello internazionale delle responsabilità e degli oneri legati all’accoglienza”. Il card. Parolin ha inoltre invitato i membri dell’Icmc ad accompagnare e sostenere “le famiglie migranti, che spesso emigrano alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa, soprattutto ai figli” e ai “familiari rimasti in patria, spesso con figli da mantenere” o con “nonni anziani, in povertà per i quali non sempre arrivano o sono sufficienti le rimesse”. Il segretario di Stato vaticano ha poi elogiato la creazione di “vie alternative e sicure di migrazione, specialmente ove queste sono forzate da eventi violenti o da disastri”: “Vi incoraggio a proseguire questo lavoro che, basato sulla vostra competenza, capacità di dialogo e discrezione, costituisce una delle migliori pratiche per salvare vite, evitando i viaggi pericolosi e il ricorso ai trafficanti; per tenere unite le famiglie; per proteggere i minori in necessità; per creare tra i Paesi legami di fiducia reciproca in questo ambito, scongiurando allarmi sociali che hanno anche ripercussioni politiche”.

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