Irlanda: dichiarazione dei vescovi su referendum aborto, il Paese “scelga la vita”

“Invitiamo le persone di fede a pregare con forza perché l’Irlanda ‘scelga la vita’ e perché la vita di tutte le donne e dei loro bambini non ancora nati sia sempre amata, apprezzata, accolta e rispettata in questo Paese”. Termina così una dichiarazione dei vescovi irlandesi (riuniti in assemblea plenaria) in merito al Referendum sull’aborto che il governo ha deciso di indire alla fine di maggio per chiedere al popolo se abrogare l’ottavo emendamento della Costituzione. Questo equipara il “diritto alla vita del nascituro” al “diritto alla vita della madre” rendendo di fatto illegale l’aborto in quasi tutte le circostanze. Abrogandolo si da via libera alla possibilità di interrompere la gravidanza. La dichiarazione dell’episcopato – che ha per titolo “La nostra Comune umanità” (Our Common Humanity) – si apre con una premessa in cui i vescovi si dicono consapevoli che il dibattito sulla vita nascente è un tema “sensibile, delicato e oltretutto doloroso per molti”. L’intento è quello di offrire una serie di riflessioni con “il più grande rispetto per ciascuno, desiderando chiarire alcuni punti senza ambiguità”.

Il primo punto è che la vita è un “diritto fondamentale”. “Ognuno di noi ha diritto alla vita”, scrivono i vescovi. “E’ un diritto che non ci è stato dato né dalla Costituzione d’Irlanda né da alcuna legge. Lo abbiamo ‘di diritto’, sia che siamo ricchi o poveri, sani o malati. Tutti gli esseri umani ce l’hanno”. Dichiarare ora per legge che qualsiasi persona può prendersi questo diritto “sarebbe un passo sconvolgente. In pratica dice che i bambini non nati non esistono o, se lo sono, non contano. Questa è un’ingiustizia manifesta”.  Altro punto chiave sottolineato dalla dichiarazione è che “la vita comincia dal concepimento”. “Non c’è una fase successiva nello sviluppo di un bambino – argomentano i vescovi – dove possiamo dire: fino ad ora il feto non era una persona e ora è diventato un bambino”. In gioco vi è la sensibilità verso “il valore di ogni vita umana”. Oltretutto, “la conoscenza dei misteriosi meccanismi del Dna e la prova incredibilmente viva e reale delle immagini ecografiche di piccoli esseri umani nelle primissime settimane nel grembo materno dovrebbero renderci più impegnati che mai nella protezione della vita non ancora nata”.

Nella dichiarazione, i vescovi chiedono all’Irlanda di “scegliere la vita”. “Il bambino nel grembo materno ha vita e potenzialità. Tuttavia, come tutti i bambini, prima della nascita o nei primi anni, non ha possibilità di scelta. Impotenti a difendersi, fanno affidamento su di noi per proteggere le loro vite e rivendicare i loro diritti”. Allo stesso tempo “una donna incinta ha bisogno e merita la cura e il sostegno di tutti quelli che la circondano, in particolare se la sua gravidanza rappresenta motivo di una grave crisi per lei e la sua famiglia”. Insomma – scrivono i vescovi – “due vite, un solo amore” e ciò richiede che “una società compassionevole faccia tutto il possibile per sostenere e amare la madre e il bambino e incoraggiare un sostegno responsabile dai padri”.

Entrando nel merito del Referendum, i vescovi si schierano a difesa dell’articolo 40.3.3 che si vorrebbe abrogare, perché – dicono – “è una dichiarazione di uguaglianza e rispetto per la vita umana. Rappresenta, a fondamento e impalcatura delle nostre leggi, la convinzione che valga la pena amare allo stesso modo ogni vita umana. Abrogare questo articolo lascerebbe i bambini non nati alla mercé di qualunque legge permissiva sull’aborto che possa essere introdotta in Irlanda in futuro”.

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