Siria: Operazione Colomba, i rifugiati siriani in Libano rilanciano la loro “Proposta di pace”

Campo Rifugiati siriani in Libano (Foto Sir)

“La creazione di zone umanitarie, territori che scelgono la neutralità rispetto al conflitto, sottoposti a protezione internazionale, in cui non abbiano accesso attori armati; l’apertura di corridoi per portare in sicurezza i civili in pericolo fino alla fine della guerra e che tutti i rifugiati ritornino a vivere in pace e sicurezza nella loro Patria; stop ai bombardamenti, al rifornimento di armi e che le armi già presenti vengano eliminate; fine degli assedi a decine di città siriane”: sono queste alcune delle richieste contenute nella “Proposta di pace per la Siria” promossa da organizzazioni ed associazioni che radunano semplici cittadini e famiglie siriane oggi profughe nel nord del Libano dove sono assistite dai volontari dell’Operazione Colomba, presente nel Paese dei Cedri dal settembre 2013 e che a partire dall’aprile del 2014 vivono stabilmente nel campo profughi di Tel Abbas, a soli 5 km dalla Siria. La “Proposta”, che per iniziativa dell’Operazione Colomba, corpo nonviolento di Pace dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, è stata già presentata lo scorso anno a Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, alla Camera dei Deputati e a novembre scorso al vice presidente dell’Ue, Frans Timmermans, è tornata d’attualità in questi giorni segnati dai violenti combattimenti nella Ghouta, sobborgo di Damasco. “Non possiamo lasciare la soluzione di questa guerra nella mani di chi questa guerra l’ha provocata”, afferma un volontario dell’Operazione Colomba in un video diffuso in queste ore attraverso i social.

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“Chiediamo al Governo italiano e a quelli europei di appoggiare questa Proposta di pace scritta proprio in un campo profughi”. Tra le altre richieste contenute nella “Proposta” anche quelle di “assistere le vittime e chi le soccorre: di liberare i prigionieri politici; di ricercare i rapiti e dispersi; di soccorrere anche in futuro i feriti e i disabili di guerra”. Dai profughi siriani anche la richiesta di “combattere ogni forma di terrorismo ed estremismo, di raggiungere una soluzione politica e che ai negoziati di Ginevra siano rappresentati i civili che hanno rifiutato la guerra, e non coloro che hanno distrutto e stanno distruggendo la Siria”. Fondamentale, infine, è “la creazione di un Governo di consenso nazionale che rappresenti tutti i siriani nelle loro diversità e ne rispetti la dignità e i diritti. Vogliamo che sia fatta verità e giustizia sui responsabili di questi massacri, delle distruzioni e della fuga di milioni di profughi, e lasciato spazio a chi vuole ricostruire. Vogliamo convocare ora le migliori forze internazionali, in grado di costruire convivenza e riconciliazione, per sostenere ed elaborare insieme a noi civili un futuro per il nostro Paese”.

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