Veglia pasquale: mons. Zuppi (Bologna), “non possiamo aspettare che qualcuno muoia nei campi profughi o in mezzo al mare”

“Non possiamo aspettare che qualcuno muoia nei campi profughi o in mezzo al mare! Non possiamo accettare che la solitudine spenga il soffio della vita di chi è abbandonato a se stesso! Non possiamo diventare prudenti cristiani, amanti dei riti ma che non ascoltano e non annunciano la resurrezione nella concretezza della vita vera”. È il monito espresso questa sera dall’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Maria Zuppi, nell’omelia pronunciata nel corso della Veglia pasquale che ha presieduto in cattedrale. “Quando si ama poco c’è sempre tempo, si rimanda. L’amore, invece, non vuole aspettare, perché vuole raggiungere l’amato”, ha detto mons. Zuppi, rilevando che “spesso ci sembra necessario, convincente restare chiusi, come se così si difendesse la verità”. “La Pasqua – ha proseguito – inizia nell’uscire per andare da Gesù, gesto di un amore contro ogni speranza”. “La Pasqua ci apre alla fiducia”, “ci aiuta a cambiare noi per primi perché altri si possano fidare della nostra umanità, perché diventiamo persone credibili, non mutevoli ingannatori a seconda delle convenienze, approssimativi, ma persone serie e affidabili che costruiscono una casa comune dove per tutti sia possibile vivere e che io rendo bella proprio perché ho fiducia”. “Quanto c’è bisogno di fiducia e di essere uomini cui il prossimo possa dare fiducia perché aiutano per davvero!”, ha riconosciuto l’arcivescovo. Come per i discepoli, anche per noi l’invito è: “Non abbiate paura”. Molteplici le esortazioni di mons. Zuppi: “Non abbiate paura di osare, di credere, di restare delusi. Non abbiate paura di guardare oltre il limite stesso della vita”. E, ancora, “non abbiate paura di amare: abbiamo il Signore!”. “Non abbiate paura di affrontare la divisione anche se sembra convincente, logica!”. “Non abbiate più paura del male che confonde, turba, vuole dimostrare l’inutilità di amare!”. “Non abbiate paura di perdere qualcosa, di umiliarvi, di andare incontro agli altri, di fare il primo passo. Insomma: non abbiate paura di credere che la vita risorge e un testimone del risorto fa risorgere tutta la vita”.

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