Veglia pasquale: mons. Nosiglia (Torino), “non si può avere Dio per Padre, se non si accetta la Chiesa per madre e maestra”

“Non si crede solo nella e con la Chiesa, ma si crede la Chiesa, nel senso che l’oggetto della fede cristiana è sì il Signore risorto, ma lo è anche la sua Chiesa che lo annuncia e lo testimonia”. Lo ha ricordato questa sera l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, nell’omelia pronunciata nel corso della Veglia pasquale che ha presieduto in cattedrale. Accogliendo e ringraziando i catecumeni che nel corso della celebrazione hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, mons. Nosiglia ha evidenziato che “non si nasce cristiani, ma lo si diventa; questo vuol dire che il Battesimo, dono gratuito come la vita, deve essere accolto, rinnovato e rivitalizzato continuamente come scelta personale di seguire Cristo, di credere in lui, di vivere nella comunità da attivi protagonisti della sua comunione e della sua missione nel mondo”. “La fede pasquale – ha proseguito – non è solo atto individuale, ma comunitario”. “Solo nella Chiesa e con la Chiesa – ha spiegato – possiamo crescere nella comunione con Cristo e testimoniarlo poi nel mondo con coerenza e vigore”. “La Chiesa non è solo il contenitore di beni ed esperienze religiose, ma il soggetto vitale, come lo è la nostra famiglia, entro cui possiamo sperimentare l’amore di Dio e degli altri fratelli, per diventare una cosa sola in Cristo”. “Mi pare che, oggi, siano tanti, anche i cristiani e non solo i laicisti, che vogliono insegnare alla Chiesa quello che deve fare e non deve fare”, ha ammonito Nosiglia, puntando il dito contro coloro “che si fanno maestri della Chiesa e non discepoli come dovrebbero” o “che rivendicano il diritto, soprattutto in materia morale, di seguire ciò che reputano giusto e valido, disattendendo l’insegnamento autorevole del Papa e dei Vescovi, in nome del primato della libertà di coscienza”. “Credere la Chiesa, al contrario, significa accogliere umilmente e con spirito di vera comunione quanto essa indica come via sicura per vivere il Vangelo e renderlo forza pasquale di vittoria sul peccato e su ogni forma di male”. Questa “è una testimonianza da far risuonare anche quando forte è la tentazione di celarsi, di rassegnarsi, di lasciarsi condurre alla deriva dall’opinione prevalente e reclamizzata”. “Ricordiamoci – ha concluso l’arcivescovo – che non si può avere Dio per Padre, se non si accetta la Chiesa per madre e maestra”.

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