Via Crucis: mons. Galantino, “il Colosseo rosso riannoda il legame tra i martiri di oggi e quelli di ieri”

“Molte volte, ammirando il Colosseo, ho ripensato alla morte di uomini e donne trascinati lì dentro per divertimento di alcuni e la ferocia di altri. Eppure la sera del 24 febbraio è stata diversa”. Così mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ricorda l’evento durante il quale Aiuto alla Chiesa che soffre ha illuminato di rosso il Colosseo in ricordo del sangue versato da tanti cristiani. Questa sera, durante la Via Crucis del Venerdì santo, il Colosseo tornerà a parlare al mondo del martirio cristiano e a creare e riannodare “un legame, virtuoso e di testimonianza, tra i cristiani della prima ora, uccisi in quel luogo e quelli che ancora oggi vengono uccisi in diverse parti del mondo per aver accolto seriamente nella loro vita Gesù ed il suo Vangelo». Un’occasione per ripensare ai molti cristiani che oggi, ancor più che nei primi tempi della Chiesa, pagano con il martirio la fedeltà a Cristo, ricorda Acs. Fratelli nella fede dai quali, afferma monsignor Galantino, noi che viviamo in “un mondo a corto di testimoni coerenti e appassionati, soprattutto appassionati di Cristo e del Vangelo”, possiamo trarre un fondamentale insegnamento.
“Il sangue dei nuovi martiri è condanna della nostra superficialità e della superficialità con la quale viviamo la fede, ridotta troppo spesso ad apparenza, a cerimonie che non impegnano e a parole, semmai pie, ma irrilevanti. Cerimonie e parole sulle quali facciamo fatica a scommettere qualcosa di noi stessi”. Stasera, durante la Via Crucis, guardando all’Anfiteatro Flavio tutti noi – afferma Acs – dobbiamo ascoltare il grido dei milioni di cristiani perseguitati.

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