Via Crucis: dodicesima stazione, “fuggiamo d’istinto” di fronte alla morte

È difficile contemplare Gesù che muore in croce, nella dodicesima stazione della Via Crucis. “Troppe volte ho girato lo sguardo dall’altra parte, mi sono quasi abituato a fuggire il dolore e la morte, mi sono anestetizzato”, il mea culpa dei giovani liceali incaricati dal Papa di scrivere quest’anno i testi delle meditazioni del rito presieduto stasera al Colosseo. “Il tuo grido sulla Croce è forte, straziante: non eravamo pronti a tanto tormento, non lo siamo, non lo saremo mai”, la confessione dei giovani: “Fuggiamo d’istinto, in preda al panico, di fronte alla morte e alla sofferenza, le rifiutiamo, preferiamo guardare altrove o chiudere gli occhi”. Invece, “tu resti in croce, e basta. Non provi a spiegare il mistero della morte, del consumarsi di tutte le cose, fai di più: lo attraversi con tutto il tuo corpo e il tuo spirito. Un mistero grande, che ci sfida, ci invita ad aprire gli occhi, a partire proprio dalla morte. È lì’ che ci hai amati: nella nostra più vera condizione, ineliminabile e inevitabile”.

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