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Stati Uniti: i vescovi chiedono un incontro per discutere la procedura di accoglienza dei rifugiati

(da New York) Un processo trasparente per l’ammissione e il reinsediamento dei rifugiati per il 2018; l’amissione di 45mila rifugiati per il 2018 e una nuova decisione presidenziale per l’aumento a 75mila nel 2019, un incontro ufficiale per discutere la procedura di accoglienza dei rifugiati. Sono queste le richieste che i vescovi americani hanno inviato in una lettera al Dipartimento per la sicurezza nazionale e ai presidenti della Camera dei rappresentanti e del Senato, martedì scorso a seguito della verifica del processo di accoglienza messo in atto dagli Usa. Il vescovo Joe Vásquez, presidente della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale americana e autore del documento con le richieste, ha sollecitato un dialogo sul programma di ammissione dei rifugiati, poiché a metà di quest’anno fiscale gli Usa hanno accolto appena 9.600 persone a fronte delle 45mila indicate dalla determinazione presidenziale. Il vescovo sottolinea, nella sua missiva, che questo numero è il più basso della storia degli Stati Uniti e, in particolare, dalla creazione del Refugee Act, nel 1980, dove si prevedeva l’accoglienza di 95mila persone. “Con questi numeri invece, gli Stati Uniti non saranno in grado di reinsediare neppure 20mila rifugiati”, ha proseguito monsignor Vásquez, sottolineando che “il nostro Paese per 37 anni è stato un leader mondiale nell’accoglienza e il reinsediamento dei rifugiati, oltre che per la difesa della libertà religiosa, e ora rischia di abdicare alla sua leadership”. Il presidente della Commissione per le migrazioni cita il caso degli 85 cristiani iraniani a cui è stata negata l’ammissione negli Usa, mentre negli anni scorsi chi proveniva da quella nazione aveva assicurata l’accoglienza al 99%. In una parte della lettera, Vásquez ha spiegato che le farraginose pratiche amministrative lasceranno “migliaia di persone vulnerabili in pericolo e alla ricerca di protezione. Tra questi, in primis, donne e bambini che non possono rimanere in regioni in guerra o in situazioni pericolose in attesa che il Paese ospitante intervenga”. Il vescovo ha, poi, ribadito la collaborazione della Chiesa, già partner in tante iniziative di accoglienza e ha chiesto un intervento bipartisan a tutela di tutti i rifugiati, comprese le minoranze religiose, perché “i cristiani, inclusi molti cattolici e persone appartenenti ad altre fedi, continuano ad essere perseguitate per la loro religione, razza, etnia, opinione politica o volontà di associazione”. Oltre 1.600 organizzazioni cattoliche, religiosi e religiose e leader laici, si sono uniti all’appello di monsignor Vàsquez e hanno sottoscritto la medesima lettera da inviare alle più alte cariche del Congresso.

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