Messa crismale: mons. Zuppi (Bologna) ai sacerdoti, “se crescerà la fraternità tra noi crescerà anche tra le nostre comunità”

“Non accettiamo mai, per nessuna ragione, logiche divisive – nessuna è mai giusta! – perché sono sempre complici con il tentatore che vuole indebolire la Chiesa. Non basta non parlare male perché dobbiamo impegnarci ad essere benevoli, a gareggiare nello stimarci a vicenda. Siamo chiamati a sostenerci, imparando a portare gli uni i pesi degli altri. Se crescerà questa fraternità tra noi crescerà anche tra le nostre comunità”. Lo ha affermato questa mattina l’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Maria Zuppi, rivolgendosi ai sacerdoti con cui ha concelebrato la messa crismale nella cattedrale di san Pietro. “Abbiamo tra noi sensibilità, caratteri, doni diversi”, ha osservato l’arcivescovo, definendo questo una “grande ricchezza”. Ma, ha proseguito, i sacerdoti sono “in realtà tutti simili perché tutti generati dall’incontro di Cristo con la nostra umanità e la Chiesa. Più cerchiamo di essere suoi imitatori rassomiglieremo di più tra noi e, pur diversi, saremo uniti nella comunione”. “C’è serena urgenza di farlo – ha ammonito – per i tanti che aspettano, per non accettare di abituarci mai alla sofferenza e all’ingiustizia, per non finire di crederci padroni”. “Non stanchiamoci di volere tanti che con noi siano lavoratori delle messi”, l’esortazione. “A volte – ha rilevato mons. Zuppi – sentiamo il peso delle responsabilità, l’incertezza del cammino e anche la tentazione di essere soli. La consapevolezza del dono e della grazia ricevuta ci chiama a essere sempre di più uomini della comunione, che la presiedono e la servono con gioia e rispetto perché luogo santo”. L’arcivescovo – che aveva aperto l’omelia con una lunga serie di “grazie” e ha ricordato i sacerdoti defunti nell’ultimo anno, iniziando dal card. Caffarra – ha concluso la sua riflessione sottolineando che “in un mondo globalizzato e frammentato, lacerato dalle guerre e minacciato da tanta violenza, pieno di paura e di rabbia, segnato da un diffuso e vorace individualismo, siamo testimoni di una vita attraente e luminosa, gratuita e per tutti, riflesso dell’umanità di Cristo e forte della sua speranza”.

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