Terrorismo: arrestato a Torino marocchino componente Isis. Ambra (Digos): “Così radicale da essere allontanato dalla famiglia”

Elmahdi Halili, il 23enne marocchino arrestato oggi a Torino per terrorismo, era già noto alle forze dell’ordine. A fine 2015, infatti, il giovane era stato condannato sempre a Torino alla pena di due anni di reclusione con sospensione condizionale della stessa per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo per avere scritto e pubblicato sul web alcuni documenti di esaltazione dello Stato Islamico. Halili, però, non si era fermato ed aveva avviato “un crescente percorso di radicalizzazione” intensificando “la sua attività di proselitismo ed indottrinamento mediante il reperimento, la consultazione su diverse piattaforme multimediali e l’archiviazione di vario materiale di propaganda ed inneggiante al Jihad prodotto dallo Stato Islamico”. Gli investigatori hanno trovato anche diversi filmati con mujahidin in Siria ed Iraq, le esecuzioni nei confronti di civili e militari, le rivendicazioni e/o celebrazioni degli attentati di Parigi e Bruxelles, oltre ai sermoni di Anwar Al-Awlaki, conosciuto anche come “il Bin Laden di Internet”. Creata anche una sorta di raccolta dei discorsi di Mohamed Al Adnani, il portavoce del Califfato. Tutto veniva anche tradotto in italiano.
Sempre Halili aveva poi avuto contatti con Abderrahim Moutaharrik e Abderrahmane Khachia, i due aspiranti foreign fighters arrestati il 26 aprile 2016. “Nel periodo finale delle indagini – hanno spiegato gli inquirenti -, l’attività di Halili si era in particolare focalizzata sulla rivista on line Rumiyah, contenente le istruzioni operative per i guerriglieri del Califfato in Occidente su come effettuare attacchi terroristici utilizzando autocarri o autoveicoli oppure coltelli”.
Un percorso, quello di Halili , talmente radicale da essere allontanato dalla sua stessa famiglia. A spiegarlo è stato il capo della Digos di Torino Carlo Ambra che ha aggiunto come lo stesso avesse “atteggiamenti radicali anche in casa. Era arrivato a non volere che la madre toccasse il suo cibo”. Ad indicare poi il livello di pericolosità di Halili, è stato raccontato dagli investigatori, il fatto che al momento dell’arresto abbia gridato: “Tiranni! Vado in prigione a testa alta”.

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