Polonia: l’impegno di Acs e governo di Varsavia per le popolazioni in guerra del Medio Oriente

“La Chiesa in Iraq vive il venerdì santo; vi preghiamo di aiutarci ad arrivare all’alba della domenica della Risurrezione”. A ripetere quelle parole di don Douglas Al-Bazi, il parroco caldeo di Ebril è stato ieri a Varsavia il direttore dell’Aiuto alla Chiesa che soffre polacca, don Waldemar Cislo. Il presule, presentando i risultati degli interventi umanitari a favore delle popolazioni delle zone in guerra ha riportato che negli anni 2017-18, anche con il contributo da parte del governo polacco, 863 malati in Siria sono stati curati, 1.500 famiglie residenti nelle vicinanze di Damasco hanno ricevuto degli aiuti ed è stato possibile allestire delle apparecchiature specialistiche nell’ospedale San Luigi ad Aleppo. Il progetto più recente prevede invece l’aiuto ai bambini siriani traumatizzati dalla guerra e provenienti da famiglie cristiane. Don Cislo ha assicurato, poi, che l’Acs polacca è pronta a soccorrere non appena possibile anche gli abitanti di Ghouta. Secondo le stime dell’Onu sono circa 13,5 milioni i siriani bisognosi d’aiuto. Affiancando don Cislo, Beata Kempa, ministro per le questioni umanitarie, ha affermato che l’idea dei corridoi umanitari, raccomandati dall’episcopato polacco, oggi “è uno slogan elettorale” prima delle amministrative del prossimo autunno. Recentemente, Kempa ha anche ribadito il rifiuto di Varsavia a ospitare i migranti “per preservare la sicurezza della popolazione”.

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